Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu/224

Da Wikisource.

P A R T E. 141

SONETTO CLI.


A
Mor, Natura, e la bella alma umìle,

     Ov’ogn’altra virtute alberga, e regna,
     Contra men son giurati. Amor s’ingegna,
     4Ch’i’ mora affatto, e ’n ciò segue suo stile:
Natura tien costei d’un sì gentile
     Laccio, che nullo sforzo è che sostegna:
     Ella è sì schiva, ch’abitar non degna
     8Più nella vita faticosa, e vile.
Così lo spirto d’or in or vien meno
     A quelle belle care membra oneste,
     11Che specchio eran di vera leggiadria.
E s’a Morte pietà non stringe il freno,
     Lasso, ben veggio, in che stato son queste
     14Vane speranze ond’io viver solia.



SONETTO CLII.


Q
Uesta fenice de l’aurata piuma

     Al suo bel collo candido gentile
     Forma senz’arte un sì caro monile,
     4Ch’ogni cor addolcisce, e ’l mio consuma:
Forma un diadema natural, ch’alluma
     L’aere d’intorno; e ’l tacito focile
     D’Amor tragge indi un liquido sottile
     8Foco, che m’arde alla più algente bruma.
Purpurea vesta d’un ceruleo lembo
     Sparso di rose i belli omeri vela;
     11Novo abito, e bellezza unica, e sola.
Fama nell’odorato, e ricco grembo
     D’Arabi monti lei ripone, e cela;
     14Che per lo nostro ciel sì altera vola.