Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu/296

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P A R T E . 213

SONETTO CCLVI.


D
Ue gran nemiche inseme erano agiunte,

     Bellezza et Honestà, con pace tanta
     Che mai rebellïon l’anima santa
     4Non sentì poi ch’a star seco fur giunte;
Et or per Morte son sparse et disgiunte:
     L’una è nel ciel, che se ne gloria et vanta;
     L’altra sotterra, che ’ begli occhi amanta,
     8Onde uscîr già tant’amorose punte.
L’atto soave, e ’l parlar saggio humile
     Che movea d’alto loco, e ’l dolce sguardo
     11Che piagava il mio core (anchor l’acenna),
Sono spariti; et s’al seguir son tardo,
     Forse averrà che ’l bel nome gentile
     14Consecrerò con questa stanca penna.



SONETTO CCLVII.


Q
Uand’io mi volgo indietro a miarar gli anni

     Ch’anno fuggendo i miei penseri sparsi,
     Et spento ’l foco ove agghiacciando io arsi,
     4Et finito il riposo pien d’affanni,
Rotta la fe’ degli amorosi inganni,
     Et sol due parti d’ogni mio ben farsi,
     L’una nel cielo et l’altra in terra starsi,
     8Et perduto il guadagno de’ miei damni,
I’ mi riscuto, et trovomi sì nudo,
     Ch’i’ porto invidia ad ogni extrema sorte:
     11Tal cordoglio et paura ò di me stesso.
O mia stella, o Fortuna, o Fato, o Morte,
     O per me sempre dolce giorno et crudo,
     14Come m’avete in basso stato messo!