Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu/60

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DEL PETRARCA. lxi

che quantunque più volte fosse stato in Venezia, e avesse veduta la maestà del Senato Veneziano, pure in dover parlarne alla presenza si smarrì nel mezzo dell’orazione in tal guisa, che non potè dirne parola; onde fu necessario rimetterne al seguente giorno l’udienza, nella quale egli perorò con tal forza di eloquenza, che ottenne al Sig da Carrara ed il perdono, e la pace. La memoria di questo particolare ci è stata conservata da Andrea de’ Redusi, Cancellere del Comune di Trivigi, nelle sue Croniche Latine,1 dove all’anno 1373. così ne ragiona: Apud quos (cioè i Veneziani) dum Poeta, & Orator eximius pervenisset, in sua oratione defecit more alani, nam viso Senatu Venetorum obstupuit, non minus quam Cinna ad Romanorum Senatum a Pyrrho destinatus, & ob hoc in alteram diem Poetæ atque Oratoris eximii oratio ad integrum suffecta, vi cuius est pax ipsa formata, tantam in se continuit venustatem, quod visu & auditu astantium ab extra omnes præsentes rancores sustulit, & amovit, intrinseca tamen utrinque manente perfidia.

Dopo aver terminato il nostro Autore il racconto delle azioni principali del Petrarca durante il corso della sua vita operate, ci dà un ritratto e del suo animo, e delsuo volto. Parla de’ suoi studj, de’ suoi scritti, e de’ suoi amici. Nomina i Principi, da’ quali fu generosamente onorato, e tra questi anche quattro Serenissimi Dogi della nostra Repubblica, dalla quale gli fu donata in vita un’assai comoda abitazione,vicino alle Monache

  1. Testo a penna in cartapecora, esistente appresso medesimo Sig. Bernardo.