Pagina:Le rivelazioni impunitarie di Costanza Vaccari-Diotallevi.djvu/68

Da Wikisource.

— 66 —

tore del processo; e complici i coniugi Costanza ed Antonio Diotallevi, ed i giudici Gaetano De Ruggero, Giovanni Capri Galanti, Luigi Marioti Toruzzi, Girolamo mattei, Augusto Theodoli; e come tali li consacra all’esecrazione di tutti i popoli civili, senza pregiudizio di ogni altra qualsiasi azione o ragione, da sperimen- tarsi ora, come e quando che sia.

Le circostanze di fatto, dalla Sentenza notate alle pagine 33, 34, 35 sono lo seguenti. Nella lettera sequestrata all’ufficio postale il 9 febbraio si diceva: «Non per me; sono stati abbastanza impacciati per De Angelis per prenderla con me» In quella sequestrata il 21 dello stesso mese «Monsignor Governatore mi assicura per ora ... in caso per la fuga ho tutto pronto; il processo è chiuso. Per Fantini non temete».

Or bene, sussiste in fatto che il Governo pontificio fosse stato pressato dagli insistenti e continui uffici di un personaggio di alto rango sociale, e che moltissimi contrasti e difficoltà si erano dovuti vincere per giungere all’ottenimento dell’esilio del De-Angelis1. Sussiste pure in fatto che incontratosi il Fausti con monsignor Matteucci governatore di Roma, gli domandasse se alcun pregiulizio fosse potuto derivargli dalle lettere, rinvenute presso il Venanzi, e che fosse assicurato del no.


  1. Presso informazioni che il Comitato ha ragione di credere esatte, la liberazione del De Angelis dal carcere sarebbe dovuta non tanto agli insistenti o continui uffici del marchese Lavalette, già ambasciadore di Francia a Roma, quanto ad una vistosa somma di denaro che, per gratitudine s’intende, sarebbe stala falta colare’ nelle tasche del sagretti e del Collemassi Questa notizia si rende tanto più credibile se pongasi mente, che il 14 luglio 1862, giorno in cui il De Angelis usci duelle carceri di San Michele per andare in esilió, la deposizione impunilaria della Diotallevi, che tanto!o gravava, era già stala ricevuta ed inserita in processo. Né il Sagretti, né il Collemassi sono animali si graziosi e benigni da lasciarsi fuggire dalle zanne la preda, se non sia per azzaroarne altra migliore. Come con quella deposizione si sono condannale dieci persone polevasi condannare l’uudeoimo, e lasciar dire l’AmbasciatoÈ quasi superfluo 11 nolare, essere una pretta falsità quanlo alla Diotallevi si è fatto dire del De Angelis, il quale fu sempre un uomo onesto, di principii sufficientemente libeberali; ma nulla più.