Pagina:Leibniz - La Monadologia, 1856.djvu/19

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23. Dunque, poichè risvegliato dallo stordimento l’uomo s’accorge delle sue percezioni, è necessario che egli ne abbia avuto immediatamente per lo innanzi, quantunque non se ne sia punto avveduto, sendochè una percezione non potrebbe avvenire naturalmente se non da un’altra percezione, come un movimento non può venire naturalmente se non da un movimento (1).

24. Da ciò s’inferisce che se noi non abbiamo niente di distinto, e per così dire di spiccato e di elevato nelle nostre percezioni, noi saremmo sempre nello stordimento. Questo è lo stato nudo delle monadi (2).


    mente che il presente sia gravido del futuro. Ma siccome abbiamo mostrato che le monadi ricevono mutamenti anche dalle cose esteriori, così non può dirsi in senso assoluto che il presente stato d’una monade includa ogni suo mutamento avvenire. Tuttavia una gran parte di queste mutazioni succedono veramente per le virtù interiori delle monadi, le quali a cagione di queste virtù sono singolarmente disposte ad una o ad altra maniera di cangiamenti.

  1. È coerente al sistema di Leibniz l’affermare che ogni percezione nasca da percezione antecedente: ci attesta però evidentemente l’osservazione che le percezioni vengono cagionate così dalle esterne esistenze, come dalle idee divine e dalla virtù contemplativa, che è nell’anima.
  2. Da questo paragrafo si può rilevare una ragguardevole somiglianza fra le dottrine del Gioberti e quelle del nostro autore. Anche Gioberti ammette uno stato primitivo dell’intelligenza, nel quale si contiene una copia infinita d’intuizioni, di cui l’anima non è consapevole. In seguito solamente l’intelligenza volgendo la riflessione sopra ad uno o ad altro oggetto, e considerandolo separatamente in modo distinto e spiccato, come dice Leibniz, ne prende contezza.