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a 222] trattato della pittura - parte seconda 85

219. Qual è quella superficie che meno che le altre dimostra il suo vero colore.

Quella superficie mostrerà meno il suo vero colore, la quale sarà più tersa e pulita. Questo vediamo nelle erbe de’ prati e nelle foglie degli alberi, le quali, essendo di pulita e lustra superficie, pigliano il lustro nel quale si specchia il sole o l’aria che le illumina, e così in quella parte del lustro sono private del loro natural colore.


220. Qual corpo ti mostrerà più il suo vero colore.

Quel corpo più dimostrerà il suo vero colore, del quale la superficie sarà men pulita e piana. Questo si vede ne’ pannilini e nelle foglie delle erbe ed alberi che sono pelose, nelle quali alcun lustro si può generare, onde per necessità, non potendo specchiare gli obietti, solo rendono all’occhio il loro vero colore e naturale, non essendo quello corrotto da alcun corpo che li illumini con un colore opposto, come quello del rossore del sole quando tramonta e tinge i nuvoli del suo proprio colore.


221. Della chiarezza de’ paesi.

Mai i colori e vivacità e chiarezza de’ paesi dipinti avranno conformità con i paesi naturali illuminati dal sole, se essi paesi dipinti non saranno illuminati da esso sole.


222. Prospettiva comune, e della diminuzione de’ colori in lunga distanza.

L’aria è tanto meno partecipante del colore azzurro, quanto essa è più vicina all’orizzonte, e tanto più oscura, quanto essa dall’orizzonte è più remota. Questo si prova per la terza del nono, che mostra che quel corpo sarà manco illuminato dal sole il quale sarà di qualità più rara. Adunque il fuoco, elemento che veste l’aria, per esser esso più raro e più sottile che l’aria, manco ci occupa le tenebre, che son sopra di lui, che non fa essa aria: e per conseguenza l’aria, corpo men raro che il fuoco, più s’illumina dai raggi solari che la penetrano, illuminando la infinità degli atomi, che per essa s’infondono, e si rende chiara ai nostri occhi; onde, penetrando per essa aria le specie delle sopradette tenebre, di necessità fa che essa bianchezza d’aria ci pare azzurra, com’è provato nella terza del decimo; e tanto ci parrà di azzurro più chiaro, quanto fra esse tenebre e gli occhi nostri s’interporrà maggior grossezza d’aria. Come se l’occhio di chi la considera fosse in p e riguardasse sopra di sè la grossezza dell’aria pr, poi, declinando alquanto,