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xvi giorgio vasari

bellezza, avendo begli capelli ricci ed inanellati, de’ quali Lionardo si dilettò molto; ed a lui insegnò molte cose dell’arte; e certi lavori, che in Milano si dicono essere di Salai, furono ritocchi da Lionardo.

Ritornò a Fiorenza,1 dove trovò che i frati de’ Servi avevano allogato a Filippino l’opere della tavola dell’altar maggiore della Nunziata: per il che fu detto da Lionardo che volentieri avrebbe fatta una simil cosa. Onde Filippino inteso ciò, come gentil persona ch’egli era, se ne tolse giù: ed i frati, perchè Lionardo la dipignesse, se lo tolsero in casa, facendo le spese a lui ed a tutta la sua famiglia: e così li tenne in pratica lungo tempo, nè mai cominciò nulla. Finalmente fece un cartone dentrovi una Nostra Donna ed una Sant’Anna con un Cristo, la quale non pure fece maravigliare tutti gli artefici, ma finita ch’ella fu, nella stanza durarono due giorni d’andare a vederla gli uomini e le donne, i giovani ed i vecchi, come si va alle feste solenni; per veder le maraviglie di Lionardo, che fecero stupire tutto quel popolo; perchè si vedeva nel viso di quella Nostra Donna tutto quello che di semplice e di bello può con semplicità e bellezza dare grazia a una madre di Cristo, volendo mostrare quella modestia e quella umiltà, ch’è in una vergine, contentissima d’allegrezza nel vedere la bellezza del suo figliuolo che con tenerezza sosteneva in grembo, e mentre che ella con onestissima guardatura a basso scorgeva un San Giovanni piccol fanciullo, che si andava trastullando con un pecorino, non senza un ghigno d’una Sant’Anna, che colma di letizia vedeva la sua progenie terrena esser divenuta celeste: considerazioni veramente dallo intelletto ed ingegno di Lionardo. Questo cartone, come di sotto si dirà, andò poi in Francia.2 Ritrasse la Ginevra d’Amerigo Benci, cosa bellissima:3 ed abbandonò il lavoro a’ frati, i quali

  1. * Cioè nell’anno 1499, dopo che il Moro perdette la signoria di Milano. Leonardo ritornò a Firenze col matematico Fra Luca Paciolo, e fece i disegni del suo trattato De divina proportione. Fra Luca aveva dimorato con Leonardo in Milano negli ultimi tre anni; poi, anche a Firenze. (Vedi Gaye, nel Kunstblatt, anno 1836, pag. 287).
  2. * L’original cartone, narra il Lomazzo, di Francia tornò in Italia, e fu posseduto da Aurelio Luino, figliuolo di Bernardino stato scolare del Vinci. Al presente esso si conserva nella R. Accademia delle belle arti di Londra. Fu intagliato (non bene) da Antonio Smith nel 1798 in-folio grande.
  3. * È la stessa Ginevra de’ Benci ritratta di profilo dal Ghirlandaio nel coro di Santa Maria Novella. Dove oggi si trovi questo ritratto dipinto da Leonardo, è quistione. Gli annotatori del Vasari tradotto in tedesco vorrebbero riconoscerlo in quello d’ignota donna, veduta quasi di faccia (detta la monaca di Leonardo), che sotto Ferdinando III dalla casa Niccolini passò per compera nella R. galleria de’ Pitti; e del quale si vede un intaglio nel vol. II della detta Galleria illustrata. (Il coperchio o tirella di questo ritratto, dipinto con ornamenti a chiaroscuro ed una maschera a colore, piena di verità, con sopra una cartella, scrittovi dentro di lettere romane nere: sua quique persona, oggi è posseduto dal barone Ettore de Garriod, in Firenze). Ma se il bellissimo dipinto de’ Pitti non cade dubbio che sia di Leonardo, non sapremmo per altro così facilmente persuaderci che e’ sia la Ginevra. Il Delécluze (Saggio intorno a Leonardo da Vinci, edizione italiana da noi citata altre volte) vuole sia quello che nel museo del Louvre a Parigi è conosciuto sotto il nome della bella Fèronnière; ma ciò non è neppure accennato nel Catalogo ragionato del Villot (Paris, 1849), nè dal Mündler nella sua Analisi critica di detto catalogo (Paris, 1850). Il prof. Rosini a pag. 294 del t. III della sua Storia pone un intaglio della Ginevra del Ghirlandaio a riscontro di un altro ritratto egualmente di profilo, da lui posseduto, e che per la somiglianza della fisonomia e dell’abbigliamento mostra esser la stessa donna de’ Benci. Coll’additarne poi la provenienza dalla casa Niccolini, donde uscì la monaca, e dove nel 1472 entrò maritata la Ginevra, e col notare la purità e maestria del dipinto, studiasi il Rosini di far persuasi i lettori che egli è il fortunato possessore del quistionato ritratto.