Pagina:Leonardo prosatore.djvu/115

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e, per conseguenza, per tutto il corpo; e tali vene, oltre allo ingrossamento della pelle, crescano in lunghezza e si attorcigliano a uso di biscia, e il fegato perde l’omore del sangue che da questa li era porto; onde esso fegato si disecca e fassi al modo di crusca congelata, sì in colore come in materia, in modo che con poca confregazione che sopra esso si faccia, essa materia cade in minute particule, come segatura, e lascia le vene e arterie; e le vene del fiele e dell’ ombelico che, per la porta del fegato, in esso fegato entravano, rimangono tutte spogliate della materia d’esso fegato, a uso della meliga o saggina, quando n’è spiccati li grani1.

Il colon e l’altre interiora ne’ vecchi molto si ristringano2 e ho trovate loro pietre nelle vene3 che passan sotto le forcole del petto, le quali eran grosse come castagne, di colore e forma di tartufi, over di loppa o marogna di ferro, le quali pietre eran durissime, come essa marogna, e avevan sacchi appiccati alle dette vene a modo di gozzi.


E questo vecchio, di poche ore innanzi la sua morte, mi disse lui passare cento anni, e che non

  1. Il Vinci descrive le alterazioni prodotte dalla cirosi epatica; però l’anormale circolazione del sangue ch’egli ritiene effetto dell’arteriosclerosi è assai più spesso dovuta alla retrazione della sostanza epatica. La vena del fiele è, probabilmente, il condotto che porta la bile dal fegato alla cistifelle; la vena dell’ombelico, l’uraco.
  2. Involuzione degli organi addominali.
  3. Aneurismi e fleboliti.