Pagina:Leopardi, Giacomo – Canti, 1938 – BEIC 1857225.djvu/271

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nota 265

avendo veduto il fatto («avendo veduto il fatto, si può dire, cogli occhi propri»), che è nell’autografo, ma non comparve in nessuna edizione. Di queste rettificazioni, le piú ovvie sono giá tutte registrate dal Moroncini.

Sono questi gli autentici errori della «Starita corretta», che invece in altri punti dev’essere seguita piú fedelmente di quanto non abbia fatto il Moroncini. In IV, 28 bisogna lasciare in fondo al verso la virgola che c’è in tutte le edizioni curate dal Leopardi e in quella del 1845: non è lo stesso, infatti, dire: «(nefando stile Di schiatta ignava e finta)», oppure: «(nefando stile, Di schiatta ignava e finta)», giacché nel secondo caso la virgola indica come una sottintesa ripetizione della parola stile, che dá molta piú energia all’espressione. In VIII, 43 va mantenuta la virgola di «trepido, errante», che non è mai stata tolta. In XIII, 20 è da conservare, anche se non fu accolta dal Ranieri nell’edizione del 1845, la lezione della Starita, che pone la virgola dopo giá. Il significato è: non io, certo, per quel ch’io ne speri, ti ricorro al pensiero; e ch’io speri è parentetico, come in XVII, 30 ch’io creda («Non ti vedrò, ch’io creda, Un’altra volta».). La variante dei Versi e dell’edizione Piatti («non io certo giammai Ti ricorro al pensiero») è una nuova conferma di quest’interpretazione. E poi, il nesso sintattico «non giá ch’io speri» non è leopardiano. In XXVI, 11 sta benissimo propio, che l’autoritá di scrittori classici citati dal Leopardi potrebbe confermare, ma è giustificato sopratutto dal desiderio di evitare una cacofonia intollerabile come «il sentir proprio sprona». Il Moroncini stampò proprio, seguendo l’esempio del Ranieri, qui e in XXXV, 1, dove evidentemente la cacofonia non c’era; senonché tutt’e due le volte gli parve di prendersi una libertá, e non riusciva a intendere come mai nell’edizione del 1906 il Mestica mettesse la prima volta propio e la seconda proprio1. Ma di XXXV nella «Starita corretta» c’è, oltre al testo stampato, anche una copia di mano del Ranieri, subito dopo la Ginestra, e nello stesso fascicolo: posteriore alla stampa, è logico che questa copia rimedi a eventuali errori od omissioni; e infatti al v. 1 vi si legge proprio, e al v. 3 c’è un trattino, il quale separa opportunamente la risposta della foglia dalla domanda che precede. In X, 35 e in XXXVIII, 11 è meglio non aggiungere la virgola



  1. Moroncini, p. lxxxiii.