Pagina:Leopardi - Canti, Piatti, Firenze 1831.djvu/118

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112 canto xvi.


Te viatrice in questo arido suolo
Io mi pensai. Ma non è cosa in terra
20Che ti somigli; e s’anco pari alcuna
Ti fosse al volto, a gli atti, a la favella,
Saria, così conforme, assai men bella.

     Fra cotanto dolore
Quanto a l’umana età propose il fato,
25Se vera e quale il mio pensier ti pinge,
Alcun t’amasse in terra, a lui pur fòra
Questo viver beato:
E ben chiaro vegg’io siccome ancora
Seguir lòda e virtù qual ne’ prim’anni
30L’amor tuo mi farebbe. Or non aggiunse
Il ciel nullo conforto a i nostri affanni;
E teco la mortal vita saria
Simile a quella che nel cielo indìa.

     Per le valli, ove suona
35Del faticoso agricoltore il canto,
Ed io seggo e mi lagno
Del giovanile error che m’abbandona;
E per li poggi, ov’io rimembro e piagno
I perduti desiri, e la perduta
40Speme de’ giorni miei; di te pensando,