Pagina:Leopardi - Dissertazioni filosofiche, Antenore.djvu/259

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1661 òonovi alcune qualità dell’animo umano, che considerate in se stesse non posson chiamarsi nè vizj nè virtù. Di questa specie son tutte quelle, che l’uomo può avere, o non avere, sen¬ za virtù, o colpa. Noi lasciate da banda quelle, che poco, o nulla sembrano atte a condur l’uomo alla felicità parleremo di quelle precipuamente, che o dispongono l’uomo alla virtù, o servono ad accrescere in questa vita mortale il numero dei beni smi¬ nuendo quello de’ mali. Tali sono, secondo Aristotele, la virtù eroica, la tolleranza, la verecondia, lo sdegno, e l’amicizia, la quale di tutte queste qualità può dirsi la più interessante. Ci ar¬ gomenteremo di sciorre nel miglior modo, che fìa possibile le diverse questioni, che furon mosse da’ morali Filosofi intorno all’amicizia, nè dimenticherem di parlare della benevolenza, dell’amore, della concordia, della beneficenza, della\6j\gratitu¬ dine, e dell’amor di se stesso, qualità, che più di qualunque al¬ tra sembrano consentanee alla natura dell’amicizia. Seguendo bene spesso il parer di Aristotele non crederemo di allontanar¬ ci da quello de’ più savj Filosofi. La virtù eroica, che Aristotele esclude dal numero delle vir¬ tù morali è una unione di tutte queste prodotte sino ad un gra¬ do, che oltrepassa gli ordinarj limiti, a cui soglion giungere le forze umane. Essendo però assai difficile per non dire impossi¬ bile all’uomo tutte le virtù possedere in grado eccellentissimo Aristotele non giudicò di porre la virtù eroica nel numero delle 285