Pagina:Leopardi - Dissertazioni filosofiche, Antenore.djvu/265

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DISSERTAZIONE SOPRA ALCUNE QUALITÀ DELL’ANIMO bievolmente esercitate da’ veri amici in modo, che l’amicizia, di cui parliamo può dirsi effetto insieme, e causa della virtù. Potrà qui richiedersi se l’amicizia sia un atto, od un abito; se essa sia virtù; come sciolgansi le amicizie; e se finalmente l’uo¬ mo per esser felice abbia in vita bisogno di amici. A queste que¬ stioni noi ci argomenterem di rispondere colla possibile brevi¬ tà. E primieramente par certo, che l’amicizia debba dirsi piut¬ tosto un abito, che un atto, poiché questa non cessa benché di tratto in \-j6\ tratto cessi l’operazione, nè per dormir, che faccia l’amico potrà mai dirsi, che l’amicizia sia sciolta. Non è però che l’amicizia debba dirsi virtù, mentre quest’abito non si ac¬ quista per esercizio, e per uso, come avvenir dovrebbe se virtù realmente contenesse. In riguardo poi all’altra questione, come cioè disciolgansi le amicizie può dirsi, che l’amicizia cessa al cessar della benevolenza, o in ambedue, o in uno solamente degli amici, poiché in tal caso la benevolenza non sarà scam¬ bievole, e però non conterrà amicizia. Può ancora rimanere in ambedue gli amici la benevolenza, e tuttavia per cattivo ufficio di nemiche persone ascondersi per modo, che non essendo questa manifestata non contenga amicizia. E in quanto all’ulti¬ ma questione se l’uomo abbia per esser felice in vita bisogno di amici; noi con Aristotele ci dichiareremo per l’affermativa; giacché riposta essendo la felicità della vita nella somma di tut¬ ti i beni, che si convengono alla natura dell’|77j uomo, l’amici¬ zia, che può chiamarsi uno de’ maggiori beni convenienti alla sua natura dee necessariamente concorrere a formarla. Avendo fìnquì parlato dell’amicizia, par convenevole, che 291