Pagina:Leopardi - Dissertazioni filosofiche, Antenore.djvu/403

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STEFANO PACE andate discorrendo d’altri termini, che non son più chiari de’ primi. 5. Pace i, ii, c. viii, § 6, 143 (Moto, § 22): Lo stesso dir si debbe della quiete, e del moto. Sono modi della cosa sì chiari ed evidenti, che basta aprir gli occhj per sa¬ per ciò, che sono, nè fa mestieri, che rizzarsi, e camminare, co¬ me fece Diogene nella Scuola di Zenone, e convincer i più ostinati; in guisa che un semplice villanelle) ne ha una conoscenza tanto perfetta, quanto è quella di un gran Filosofo. 6. Pace i, ii, c. x, § 1-9, 149-154 (Moto, §§ 6-8): Cartesio co’ suoi seguaci espressamente dice, che la cagion effettiva del moto è solo Dio. Questa per essi è una verità evidente; e si per¬ suadono di provarla altresì con evidenza. Primieramente, dico¬ no, non vi ha mutazione alcuna ne’ corpi, che non riconosca questo esterno principio; mentre si vede, che ognuno di essi non si muta mai, nè passa da una figura all’altra, nè dalla quiete al moto, se non vien mosso da qualche agente straniero. Or que¬ sto agente non può essere un corpo;perchè nel suo concetto non apparisce questa forza di muovere gli altri corpi, molto meno di muovere se stesso: nè pur può essere spirito limitato, e finito; perchè se l’Angelo, o l’anima ragionevole avessero la potenza di dar l’essere al mo¬ to, averebbono altresì la facoltà di dar l’essere a se stessi, e di co¬ municare a se medesimi tutte le perfezioni; adunque ne segue che l’unico Autore del moto sia solo Dio. E un errore imbevuto fin da’ janciulli, seguono a dire, che noi fermamente pensiamo di essere gli autori di que’ movimenti, che tuttodì sperimentiamo ne’ nostri corpi, quasiché l’anima nostra, la nostra mente, la nostra volontà fosser capaci di farlo. 7. Pace i, ii, c. x, §§ 9-10, 154 (Moto, §§ 9-13): Prima però convien qui distinguere il vero dal falso. Certo è che nulla si fa nel mondo a cui Iddio immediatamente non 427