Pagina:Leopardi - Dissertazioni filosofiche, Antenore.djvu/498

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II ■ RACCOLTA ANTOLOGICA conforto, che può, dai beni, che gli rimangono, e massime dal piacere del¬ l’onestà. (...) Gli estremi della fortezza, almeno in quanto riguarda i pericoli, sono l’audacia, e il timore. 63. Zanotti iii, c. iv, 70 (Virtù in particolare, § 12): La temperanza è una virtù, per cui l’uomo si astiene moderatamente, cioè quanto ragion vuole, dai piaceri-, nè dico da tutti i piaceri, ma da quelli, che consistono nel mangiare, e nel bere; e da quelli, che apparten¬ gono al sentimento del tatto. 64. Zanotti iii, c. iv, 70 (Virtù in particolare, § 14): Gli estremi della temperanza diconsi essere l’intemperanza, e l’insensibilità. 65. Zanotti iii, c. v, 71 (Virtù in particolare, § 15): La liberalità è una virtù, per cui l’uomo dona del suo ad altri mode¬ ratamente, secondo la retta ragione. Onde si vede subito, la materia di questa virtù essere, tutto ciò che può chiamarsi dono, come il danaro, la roba, e tutti i beni, che vengono in commercio. Però colui, che fa ot¬ tenere la dignità ad un altro, o gli è cortese di un titolo, o mo¬ stra la via al passaggiero, si chiama egli bensì gentile, e benefico, ma non donatore, nè liberale. 66. Zanotti iii, c. v, 71 (Virtù in particolare, § 17): Cade nell’estremo della liberalità per eccesso colui, che dona oltre il convenevole, e per difetto colui, che dona meno del convenevole. 67. Zanotti iii, c. v, 71-72 (Virtù in particolare, § 18): Il primo di questi estremi suol chiamarsi per un certo uso prodigalità; sebben prodigo il più delle volte si dice anche colui, che dissipa le sue fa¬ coltà, eziandio che nulla doni ad altrui; potendo dissiparle o nella crapola, o nel gioco, o in altra guisa: l’altro estremo si chiama 520