Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1017

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Ora i non dotti italiani, o che vogliano intendere il testo o la traduzione, saranno sempre al caso di servirsi delle note scritte nella loro lingua. Tra gli stranieri la sua edizione non servirà se non ai dotti (dei quali in materie erudite Ella sa quanto sia grande il numero in Germania, Olanda, Inghilterra ec.). E questi, quanto approveranno una scelta di note latine veramente filo- logiche, altrettanto ne sprezzerebbero una dove vedessero mesco- late di quelle che appartengono ad una erudizione triviale per loro, sia storica, sia grammaticale. Moltissime delle note latine che io veggo nel Saggio da Lei speditomi sono di questo genere. Volendo fare una cosa perfetta, io crederei molto opportuno seguire le osservazioni sopraccennate circa Xeconomìa delle note. Del resto le note italiane non verrebbero a superare la mole delle latine, anzi vi sarebbe più proporzione assai tra le une e le altre. 6°. Si dovrebbero fare due prefazioni generali diversa l’una dall’altra, ovvero due prefazioni per ciascuna opera, l’una in latino, l’altra in italiano. Nella latina si dovrebbe rendere esatto conto di tutto l’operato circa la parte latina, nell’altra, circa la parte italiana. 70. Nell’ortografia del testo non bisognerebbe seguir cieca- mente nessuna edizione, ma conformarsi per lo più all’Orto- grafia latina del Cellario e a quella del Forcellini,5 che sono le migliori e quasi concordi, ed anche prevalersi delle belle ed utili osservazioni pubblicate ultimamente da Niebuhr appiedi dei Frammenti della Repubblica di Cicerone.6 Eccole con tutta sincerità il mio parere, nel quale io potrò in molte cose ingannarmi, ma certo in nessuna ho voluto ingan- nare nè dissimulare. Ella attribuisca la mia schiettezza e minu- tezza al vero desiderio che ho del buon esito della sua bella e vasta intrapresa. Più le avrei detto, e sarei entrato maggiormente nei particolari, se qui non fossi privo dei libri occorrenti, sopra tutto moderni. Del mio amore Ella non può dubitare conside- rando la sua virtù e la cognizione che io ho del suo merito e del suo cuore. Ella segua ad amarmi e mi comandi come al suo

vero Servitore ed amico
Giacomo Leopardi