Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1084

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dei più forti motivi che mi hanno determinato a lasciar Milano, dove alla fine io mi era quasi accomodato, e dove si vive certa- mente meglio che a Bologna, è stata la troppa lontananza di quel luogo da casa mia, e il desiderio di ricevere le loro nuove più spesso e più facilmente, e di essere in maggiore unione con loro. L’appuntamento che io ricevo da Stella, non è altro che un a conto per i lavori letterarii che io gli farò, e se questi impor- teranno di più, egli me ne compenserà alla fine dell’anno. Il rice- ver poi questo danaro mensilmente, piuttosto che tutto in una volta alla fine di un lavoro, mi è di un gran vantaggio, per la certezza che me ne segue di avere di mano in mano quella tal somma da disporre. I lavori poi ch’io debbo fare, sono interis- simamente a mia disposizione, giacché Stella non mi ha detto e ripetuto altro, se non che egli spera che le opere che io farò, non le manderò ad altri che a lui. Del resto, che io faccia quelle opere che mi piace. In queste cose a me pare che non vi sia nulla di umiliante. Quello che io ricevo dal Greco, sarebbe forse un poco meno nobile, come è seccantissima per me quell’ora che passo con lui. Nondimeno nelle idee di questa città non vi è nulla di vile annesso alla funzione di precettore; anzi qui tutti i letterati forestieri si chiamano professori; e Costa, nobile raven- nate, fa professione espressa d’insegnar per danaro a parecchi giovani, fra i quali anche al mio Greco. Costa è uno dei lette- rati più rinomati di qui. Della licenza dei libri proibiti le scriverò in caso che mi occorra. Al Zio Antici ho scritto costà una lettera, la quale lo avrà trovato assente. Da Bunsen ebbi notizia prima di partire da Milano, che il Segretario di Stato non aveva avuto risposta da questa Legazione sopra il mio affare. Ne ho parlato al Direttor Generale di Polizia,1 il quale mi ha promesso di sentirne qual- che cosa dal Legato con cui ha molta entratura. Mi dispiace assai del raffreddore della Mamma. Non le scrivo per non annoiarla, e perchè so che questa lettera sarà comune anche a lei. Ma Ella le dica, la prego, le più tenere cose per me, e mi dia nuove della sua salute. Così anche del zio Ettore, il quale saluto di tutto cuore. Non lasci anche di dirmi come sta Ella, e come la trat-