Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1103

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per la bontà e l’amorevolezza che continuamente mi dimostra, ho l’onore, offerendomi ai suoi comandi, di protestarmi di Lei, pregiatissimo Signor Cavaliere, devotissimo obbligatissimo servitore Giacomo Leopardi.

758. A Monaldo Leopardi.
Bologna 24 Ottobre 1825.

Carissimo Signor Padre. Risposi lungamente1 alla sua dei 6 del corrente, dopo la quale non ho veduta altra lettera di costà. Questo silenzio mi farebbe molta pena se io non l’attribuissi intieramente alla posta, la quale, al solito, mi priverà delle lettere che Ella o quei di casa mi avranno scritte. Bensì non posso a meno di lamentarmi di questa infame negligenza, che mi toglie uno dei maggiori pia- ceri, anzi forse il maggior piacere che io possa provare in que- sto tempo. Riconosco però coll’esperienza propria quello di cui mi era tante volte lagnato costì, come Ella forse si ricorda, cioè che le lettere di Recanati, non so per qual fatalità particolare, non arrivano al loro destino se non per miracolo, massimamente quelle dirette verso Lombardia. In ogni modo la prego a non stancarsi di scrivermi, e a dirmi se ha ricevuta la mia lunga rispo- sta alla sua dei 6. Desidero anche ardentissimamente le sue nuove e quelle della Mamma, dei fratelli e del Zio Ettore, i quali saluto tutti con tutta l’anima. La Mamma come sta del raffreddore che Ella mi diceva? Io sto bene, e l’amo quanto Ella merita. Ella mi ami, come fa, e mi benedica. Le bacio la mano e mi ripeto suo affettuosissimo figlio Giacomo. Credo che a quest’ora il Zio Carlo sarà tornato costì da Urbino, e le avrà parlato di una lettera di Bunsen che egli mi spedì da Urbino a Milano, e che io ricevetti qui coll’ultimo ordi- nario; nella quale Bunsen mi dice per parte del Segretario di