Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1160

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Pensi, caro Papà, che ferita debbono fare in un cuore che l’ama più di se stesso, nel cuor di un figlio che darebbe volentieri il suo sangue (e glielo giuro) per ricomprare un solo dei di Lei giorni. Ella pensi un poco più lietamente, e si persuada che il suo figlio non ha cosa al mondo più cara e più adorata di Lei, come non ha maggior desiderio che di stringerla nuovamente tra le braccia. Eseguirò la sua commissione col March. Mosca. La ringrazio molto del tabacco, che mi servirà assai. I miei teneri saluti alla Mamma e ai fratelli. Le bacio la mano colle lagrime sugli occhi, e con tutto l’affetto dell’animo, domandandole la benedizione, mi dico il suo amorosissimo Giacomo.

806. Ad Antonio Fortunato Stella.
Bologna 25 Dicembre 1825.

Signore ed Amico pregiatiss. Le mando un esemplare del foglietto di Brighenti, dove ho stampato l’articoletto sopra il suo Cicerone, come le dissi.1 Non mancai di scrivere immediatamente a Roma per le Varianti Lago- marsiniane desiderate dal Bentivoglio. Aspetto la risposta a momenti, e spero che sarà di nostra soddisfazione. Augurando di tutto cuore a Lei ed a tutti i suoi il felice capo d’anno, col solito affetto mi ripeto

Suo cordialissimo amico e sre.
Giacomo Leopardi
807. Di Luca Mazzanti.
[Recanati 26. Decembre. 1825]

Signore ed Amico amatissimo Il Suo lungo silenzio mi è della massima dispiacenza, non sapendo se il debba attribuire a indisposizione di salute, o all’essere io spento