Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1190

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mamente applicato. Il mio affare, di cui Ella mi parla colla solita sua bontà ed affezione, è una nuova prova del quanto poco, anzi nulla, ci possiamo noi confidare in questo nostro Governo gotico, le cui promesse più solenni vagliono meno che quelle di un amante ubbriaco. La idea che Ella mi propone di una cat- tedra in Berlino o in Bonn, è tale, che io l’assicuro che niun’al- tra mi potrebbe riuscir più grata e lusinghiera. Ma sventurata- mente ora la mia povera salute è in uno stato così tristo che io non ardisco fermare il pensiero in una proposizione che del resto mi sarebbe giocondissima. Crederà Ella che appena io posso sopportare l’inverno di Bologna, e che passo questi giorni in un continuo spasimo e in un tormento indicibile, cagionato dalla mia malattia d’intestini, che dal freddo riceve un grandissimo pregiudizio? Or che sarebbe nei climi di Germania? Tuttavia, la mia guarigione non essendo punto disperata, ed i Medici pro- mettendomi che a Primavera io sarò ristabilito e migliorato assai, la prego caldamente a non abbandonare l’idea di cui Ella mi ha parlato, la quale credo che non esiga fretta, e che possa sop- portar dilazione. A stagion migliore, consultandomi colla mia salute, io potrò risponderle più precisamente sopra la sua pro- posizione, che mi è carissima e mi sta sommamente a cuore; e forse anche potrò venire a Roma e cercare di trattenermi seco Lei a voce. Per ora Ella ben vede che mi sarebbe impossibile d’intraprendere, come Ella mi consiglia, il viaggio per costà, essendo io obbligato a passare la maggior parte del giorno in letto per garantirmi da questi orridi e micidiali freddi. Spero di poterle di qui a non molto, mandare un esemplare del Manuale di Epitteto che si stamperà presto in Milano, tra- dotto da me ultimamente con tutto l’amore e lo studio possi- bile. Vi ho premesso un brevissimo preambolo sopra la filoso- fia stoica, che io mi trovo avere abbracciata naturalmente, e che mi riesce utilissima. Ma Ella non può credere che miseria sia quella di Bologna e di Milano in genere filologico. Roma è una Lipsia a paragone di queste città e di tutta l’Italia supe- riore. La filologia è nome affatto ignoto in queste parti, ed appena, con grandissima difficoltà, si possono trovar classici greci