Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1214

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Seppi con moltissima compiacenza dalli vri Fratelli che si stampe- ranno fra poco le opere vre ed in questo proposito spero che vorrete renderle per me di doppia sodisfazione scrivendo il nome della vra Patria nel manifesto e nel fronte delli volumi. Plutarco non si vergo- gnava di confessare la sua Cheronea, e quest’ultimo briccone sì ma pure bravo Alfieri confessava la sua Asti. E a voi dal confessarvi Reca- natese ne verrà più onore poiché si sà che in Recanati non sono uomini dai quali abbiate potuto trarre esempio o ajuto. Io poi ne vedrò al quanto soddisfatto quello oramai inutile amore di Patria che non sò abbandonare perchè avuto in retaggio da’ miei cari maggiori, e ne vedrò pure un po’ afflitta la vicina ed emula Macerata che non credo pec- cato di mortificare così. Ad onta di questo mio desiderio, fate il meglio che credete, se la mia brama non fosse analoga agli usi e alle conve- nienze letterarie, perchè alla fine per compiacermi di voi non ho biso- gno di questo. Ho letta con molto piacere la traduzione mandata a Paolina che stimo vostra, ed in questo proposito mi sono ricordato di avere fra le mie carte una Leggenda antica la quale m’era tornata sott’occhio pochi giorni add[iet]ro.’ Io non mi intendo del buon secolo, e non sò se sia fiore, o Crusca. Nulladimeno ho accettata volentieri la noja di ricopiarla colla lusinga di farvi piacere. Se vi occorre potrete far con- frontare in Roma il Libro citato, e se vorrete potrò spedirvene più precisa indicazione. Addio mio caro Figlio. Vi abbraccio, e vi bene- dico con tutto il cuore vro Aff.° Padre. Finalmente posso una volta salutare il mio caro Giacomuccio, e dir- gli quanto ansiosamente abbia atteso e ricercato da lungo tempo di poter scrivere in una delle lettere o di Babbo o di Carlo, ma spre inu- tilmente, perchè il prmo pareva che non volesse darci più le sue per poterlo fare, e Carlo non vi ha scritto che pochi giorni sono, ove non feci a tempo. E voi certo non avete perduto niente, perchè nulla potevo io dirvi che dovesse importarvi, solo a me era di grande pena il non potervi pur dire dopo tanto tempo quanto amore io vi porti, e intenso e sviscerato (e crediatelo pure che non esagero affatto), e quanto spesso mi venga un desiderio, una smania, e quasi una rabbia per non vedervi più fuori che in sogno, che quasi mi si volesse compensare per la pri- vazione reale, mi pare di vedervi quasi ogni notte; e quel che è peggio di dovere avere sempre in mente e nel cuore il desiderio di non dovere