jeri dal dottissimo Ab. Mastrofini (traduttore di Appiano, e di Arriano)
che voi avete assunto l’incarico spinosissimo di tradurre Tucidide, per
la collana dei Storici Greci che nobilm.e si stampa in Milano.2 Que-
sto è il caso in cui leggerò un tale Autore, che mi dicono il Tacito dei
Greci. Ma essendo voluminoso lo comprerò.
Potreste (quando pure abbiate qualche esemplare disponibile) farmi
giungere con opportuna occasione il vostro Canzoniere, ed il vostro
Epitteto. Queste sono glorie domestiche, che voglio tramandare ai miei
Posteri.
Allorché avrete qualche momento da perdere mandatemi in versi
sciolti una vostra traduzione di quei nove versi di una tragedia per-
duta di Sofocle, e che leggonsi presso S. Giustino Mart. ad Graecos
cohortatio. Essi cominciano: «Havvi un Dio, in verità un solo Dio».
Debbono essi entrare nella nota di una traduzione, che sto scaraboc-
chiando dall’idioma tedesco, ove sono essi allegati. Vi porrò sotto il
nome del traduttore.
Addio Caro Nepote. Amiamoci, e cerchiamo nei nostri studi un
rifugio contro le nojose cure della vita, e le procelle delle passioni. Cre-
diatemi, premessi i communi saluti, di tutto cuore
V. Affilio Zio
Carlo Antici
P. S. Se v’incontraste col buon Commendi Angelo Montani, che
è Zio carnale di vostra Madre, salutatelo cordialm.e da mia parte.
Altro P. S. Ditemi in Domino se il Dizion. Univ. della lingua Ita-
liana, che si sta pubblicando costì, è migliore di quello di Alberti.3
857. |
Ad Antonio Papadopoli. |
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Caro amico. Gran dolore mi ha recato l’intendere della tua
indisposizione passata: io ti aveva pur detto che l’inverno di
Napoli è pessimo. Roma o Pisa sarebbe stata a proposito tuo
molto più, e per l’avvenire tu dovresti risolverti a passare la sta-
gione fredda nell’una di queste due stanze. Lodato il cielo che
già siamo alla primavera: questa è veramente la stagion di Napoli,
e il cuor mi gode a sentire che la tua salute ne profitta. Ancor