Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1300

Da Wikisource.

Ragusi dove ebbe un colpo d’accidente, del quale poi si riebbe. Che fu chiamato a Napoli da quel Governo, e si disponeva a tornarvi, quando fu sorpreso da un secondo colpo, dopo il quale non ho più saputo nulla di certo intorno a lui: solamente ho inteso che anche di qLiest’altro colpo sia risanato, o del tutto o in gran parte. Ho lettere recenti del comune amico da Ginevra.2 Pare che abbia intenzione di passare in Toscana e fermarvisi. Ella curi sopra tutto la sua salute, che a me pare la cosa che più importi in ciascuno individuo. Mi ami, come l’ama con tutto il cuore e l’amerà senza fine

Il suo Affmo Amico
Giacomo Leopardi
931. A Francesco Puccinotti.
Bologna 5 Giugno 1826.

Mio caro Puccinotti. Credi a me che se nell’ultima lettera ti trattai col voi piuttosto che col tu, fu senza deliberazione, e perchè così mi sarà venuto alla penna; e se non sottoscrissi il mio nome, fu propriamente per segno di confidenza, e per- chè così soglio fare cogli amici intrinsechi, stimando che a loro non bisogni la sottoscrizione per riconoscermi. Come stai del tuo mal di capo? Come va la lettura del Byronì veramente que- sti è uno dei pochi poeti degni del secolo, e delle anime sensi- tive e calde come è la tua. Le Memorie del Goethe hanno molte cose nuove e proprie, come tutte le opere di quell’autore, e gran parte delle altre scritture tedesche; ma sono scritte con una così salvatica oscurità e confusione, e mostrano certi sentimenti e certi principii così bizzarri, mistici e da visionario, che se ho da dirne il mio parere, non mi piacciono veramente molto. Mi fa maraviglia quello che tu mi scrivi di Costa, perchè fino da questo Novembre io consegnai un esemplare delle Canzoni a Gia- como Ricci, che glielo ricapitasse, e così mi promise. Io parlo