Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1335

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non sarà però scritta con minor cura, attenzione, minutezza di quella ch’io userei nell’opera dove fosse maggiormente interes- sato il mio onore. Ella mi conosce, credo, abbastanza per essere persuasa che io non saprei neppure scrivere senza usar tutta la diligenza che mi è possibile per fare il meglio ch’io so. Da qualche tempo si sta qui pensando da alcuni miei cono- scenti ad un’impresa, che io (a dirla per incidenza) ho sempre, benché inutilmente, sconsigliata e sconsiglierò, come impossi- bilissima a riuscir bene. Si tratta di pubblicare una raccolta di traduzioni italiane di tutti gli autori latini fino al 3® o 4.0 secolo, compresi anche i frammenti.2 Ora si è sparsa la voce che in Milano si stia o meditando o preparando un’impresa simile. Se Ella potesse, senza suo incomodo, darmi qualche noti- zia in proposito, mi farebbe cosa gratissima, per poter soddi- sfare a questi miei conoscenti, che mi hanno pregato di ricor- rere a Lei per qualche informazione. Mad. Padovani è ancor qui, ed ho cagion di credere che vi stia contenta. Riverisco con tutto il cuore la sua famiglia, e Lei abbraccio teneramente.

Il suo cordialiss. amico e sre
Giacomo Leopardi

Ho consegnato al Sig. Moratti le ultime prove della 2/ parte del Petrarca, corrette.

962. Di Paolina Leopardi.
[Recanati] 29 Luglio [1826]

Caro Giacomuccio mio - E infinito tempo che non abbiamo più nuova di voi, e ciò un poco per pigrizia nra, e un poco per la vra. Ma certo questa è più giustificata di quella, poiché siete stato l’ultimo a scriverci, e perchè avrete qualche occupazione maggiore di noi che non ne abbiamo alcuna. E io credevo che Babbo vi avesse scritto, ma si è poi scoperta la verità; ed io vengo a dirvi come tutti siamo ansiosi di sentirvi dire qualche cosa di voi e della salute vra, che speriamo