Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/155

Da Wikisource.

p. 253. v. 7. Il traduttore dubita anch’egli col eh. Editore della retta traduzione del passo: An majorem tragoediam ec. ma trovandolo molto oscuro e non sapendo rinvenire altra traduzione che soddisfacciagli, prega moltissimo e supplica il Ch. Editore a manifestargli la sua opinione o congettura sopra quel luogo, o almeno fargli vedere, ove ciò sia vero, che egli non è il solo che non l’intenda. p. 314. 313. Il traduttore non ha creduto che molto importasse il trasportare questi frammenti, e loro ha lasciato il luogo che occupavano nella edizione latina. Potranno però esser collocati a fine del 2.do libro ad Marcum ove il Ch. Editore lo giudichi a proposito. p. 315. Credeva il Traduttore che si potesse dubitare se quelle stesse parole che si leggono frammischiate agli estratti da Sallustio fossero d’altri che di Frontone o di M. Aurelio, ma accertato del contrario dall’Editore toglie via la nota. p. 338. v. 15. Il traduttore benché avesse creduto che le parole: haud umquam contemnendum dovessero riferirsi ai pericoli che portava seco il nome di nemici de’ Romani, e però il luogo significasse nome da non contarsi per poco, da non prendersi per un nulla, da non aversi per cosa facile a sostenere, s’induce volentieri persuaso dal Ch. Editore, a scrivere: il mai dispregevol nome. p. 347. v. 3. Il traduttore desidera grandissimamente d’intendere il parere del Ch. Editore intorno alle parole: eas eludere alto mari cemuantis, che crede bensì di aver mal tradotte, ma che forse non tradurrebbe ora meglio. p. 386. v. 3. Vede il trad. di aver preso equivoco con cu xaxà 7tpàxxovT£c; ed oE xaxw£ rcpaTTOvrei; (che qui avrebbesi piuttosto dovuto dire 7tpà£ocvTe.<;) e cancellata la nota, ripone altri dagl’infelici che desiderano esser liberati dai mali loro. p. 390. v. 14. Frontone ha posto l’aXXcoi; per distinguere i semplici naviganti dai nocchieri, padroni, mercadanti ec. e quando dopo aver nominato tutti codesti, si è tradotto: e tutti coloro che navigano non si è egli reso anche l’àXXcoi;? Se dicasi che di lustro a un tempio sono i sacerdoti che ministrano, i mae-