Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/238

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comune abbonda di frasi e motti e proverbi pretti toscani sì fattamente che io mi maraviglio trovando negli Scrittori una grandissima quantità di questi modi e idiotismi che ho impa- rati da fanciullo. E non mi fa meno stupore il sentire in bocca de’ contadini e della plebe minuta parole che noi non usiamo nel favellare p[er] fuggire l’affettazione stimandole proprie dei soli Scrittori, come mentovato ingombro recare ragionare ed altre molte ed alcune anche più singolari di cui non mi sovviene. Que- sti modi e queste parole, caro Signor mio, con singolare mio diletto le farò osservare se Ella adempierà la bella speranza che mi ha data: e sarà questa una delle pochissime o niune cose (mi perdoni questo barbarismo) che le potrò mostrare in Recanati. E potrebbe essere benissimo, perchè io non sono uscito mai del mio nido, che quello che io credo proprio di Recanati, sia comune a tutta l’Italia o a molte sue parti, ed allora Ella mi disingan- nerebbe. Con questa speranza benché lontana, la lascio, Signor mio Carissimo, e spero che non avrò bisogno di ricordarle che sono, ma con tutto il cuore Il suo Attaccatissimo G.L. Mi scrive Io Stella che ha ricevuto da Lei un involto p[er] me.1' Se contiene, come spero, qualche suo scritto, gliene rendo un milione di grazie, e le prometto che leggendolo subito, farò conto di trattenermi con Lei presente e parlante, pensiero che mi sarà soavissimo.

67. Ad Antonio Fortunato Stella.
Recanati 30 Maggio 1817.

Stimatissimo Signore. Rispondo alle sue preg."* 7 e 21 spirante. Comprendo bene che il sorprendente numero di Errori scorsi nell’Inno a Net-