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Ad Antonio Fortunato Stella. |
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Non ho potuto prima d’ora adempiere al dovere di ringra-
ziarla dell’Inno a Nettuno, come faccio adesso, tanto più distin-
tamente che nella seconda edizione, eccetto una carta che è
restata com’era nella prima, tutto il resto è corretto in maniera
che di pochi altri libri stampati lontano dall’autore si potrà dire
altrettanto. Non so se Ella gradisca da me qualche articolo per
lo Spettatore come faceva qualche tempo addietro. Ne acchiudo
uno1 del quale ella si servirà a suo piacere: e forse anche pre-
sto ne avrò altri che le manderò se non le dispiaceranno. Sola-
mente la prego a volere impedire che in questo che le mando
sia fatto verun cambiamento, e quando ci si volessero fare, a
lasciar d’inserirlo.
Il suo Dmo Obbmo Sre Giacomo Leopardi |
Recanati 10 Ottobre 1817. |
Quod bonum faustumque sit, ho finalmente il vro panegi-
rico, dono veram.c e pel di dentro e pel di fuori splendido e
magnifico. Come ve ne pagherò? Coll’accrescere l’affetto e la
gratitudine verso di voi? Ben volentieri se si potesse: ma non
si può. Credo che vogliate, col dirvi sinceram.' il mio parere
sopra la vfa opera. Ubbidirò: benché vorrei potervene pagare
in altra maniera, e perchè il dirvi il mio giudizio mi costa più
che qualunque altra cosa, e perchè a voi ne viene pochis.0 utile:
ma insomma ubbidirò. Veramente io non credo che l’Italia abbia
altra opera di q.‘° genere così bella. Dico bella p[er] le cose e
p[er] le parole o pel modo di esporre le cose. Per le cose, perchè