Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/287

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tra mia. E di quella vostra io debbo ringraziarvi senza fine: ma pur in due cose dolermi di voi. Che mi amiate molto mi è caro, poiché io tanto vi amo. Ma non voglio che vi prendiate affanno soverchio, se pur m’incogliesse qualche male, come a tutti ne può sopraggiun- gere, e io non son nuovo a sopportarne. Meno poi voglio che pren- diate timore e pena di mali possibili, chè sarebbe cosa infinita, e spesso vana. Acquetatevi pure, giacomino mio: ora io sto bene in ogni maniera; e se mi avvenisse di stare men bene, converrebbe pure di averne pazienza. Ma io non mi acquieto di una parola che dite, ch’io possa ridere delle inquietudini e dell’amor vostro. Oh! spero bene che non direte mai tal cosa quando mi avrete conosciuto. Veramente bisogne- rebbe essere un mostro a ridere di chi ci ama, e per amarci patisce. E non solamente io non sono un mostro: ma sappiate bene che nella vostra età io era tutto come voi: e se ora l’aver vissuto e troppo cono- sciuto gli uomini ha moderato il mio cuore, non lo ha però molto can- giato. Onde a rider di voi, dovrei ridere di me stesso. Ma ci vedremo, io spero certo, fra pochi mesi: e dopo esserci veduti, credo non biso- gneranno più spiegazioni. Così saviamente mi spiegate e circoscrivete il vostro amore per la gloria, che ve lo concedo: cioè mi liberate da ogni timore che possano provenirvene dispiaceri. Nè anche temo più delle differenze con Car- lino: e quasi inclino a concedergli che non siano vere differenze tra voi. Abbracciatelo caramente; chè io già lo amo, e come vostro, e come degno di voi. Al Signor padre ricordate la mia servitù. Avrò piacere che lette tutte le lettere, e le altre prose che vi nomi- nai del Tasso mi diciate come vi sia piaciuto. Parmi singolare per una sua propria dignità e quasi maestà di stile. Avete nessuna opera di Daniello Bartoli? ma voglio dire particolarmente le storiche-, poiché in queste è maraviglioso lo stile; nelle morali è pazzo. Se tra le storiche poteste leggere la Cina (sopra tutte) o l’Asia o il Giappone, vedrete un mirabilissimo scrittore; un artefice incomparabile. Nel dittamondo a me pare che non sia da trovar altro che erudi- zione di lingua; e ciò quando ne avremo una edizione corretta; poiché le due antiche e rare sono bestiali. Del resto di poesia non ci trovo nulla: e la sua erudizione a questi tempi riesce miserabile. Ben vorrei che leggeste il Tesoro di Brunetto, come la Enciclopedia di quel secolo. Niuna vita ho fatta nè farò pel Bettoni; che è un tristo ciarlatano. E io che abborrisco la fatica, e non voglio far niente per me, figuratevi se voglio far qualche cosa per altri.