Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/311

Da Wikisource.

stesso che sono il mio spietatissimo carnefice. Ma sopporterò, poiché sono nato p[er] sopportare, e sopporterò, poiché ho per- duto il vigore particolare del corpo, di perdere anche il comune della gioventù: e mi consolerò con voi e col pensiero d’aver tro- vato un vero amico a questo mondo, cosa che ho prima conse- guita che sperata. L’ultima vostra ha in data quello stesso giorno ch’io l’anno addietro vi scrissi la prima mia. E finito dunque un anno della nostra amicizia, che se noi non mutiamo natura affatto, non potrà essere sciolta fuorché da quello che tutto scio- glie. Conservatemi la mia consolazione in voi, e pensate che non essendo voi più vostro che mio, non v’è lecito, se m’amate, d’avervi poca cura. Starò aspettando la vostra visita, la quale giacché non può più essere in Maggio, pazienza: ma spero che mi compenserete il ritardo con una maggior durata. E visto che v’avrò, potrò dire che non tutti quei desideri più focosi ch’io ho sentiti in mia vita, sono stati vani. Addio.

119. A Giuseppe Maria Silvestrini.
[Recanati 6 Febbraio (ma marzo) 1818]

Preg.™ Sig.rc e P.rone Le debbo infinite grazie per la premura datasi di sollecitare e poi spedirmi la risposta ai noti quesiti. L’ho data a mio fra- tello al quale apparteneva, e ne resta obbligatissimo così a Lei come al P. Taylor al quale a parte ha reso grazie, incaricandomi di fare i suoi doveri con Lei. Parimente le sono tenutissimo delle notizie che mi comunica e ho molto piacere che la stampa dell’Annibai Caro debba riu- scir così bella come sento, e superiore senza dubbio a quella di Milano la quale non è di lusso ma di semplice uso, bensì tanto corretta che io credo che cotesti editori la sceglieranno per testo della loro ristampa.