risposi subito, non ho più nulla da voi: benché io v’abbia poi scritto
da questo cimitero, cioè da Piacenza; e qui abbia ricevuto due lettere
di Canova già indirizzate a Recanati. Miracolo che non avessero di
compagnia due righe vostre. Fatemi dunque sapere che stiate bene e
voi, e tutta la famiglia, e che seguitate a volermi bene. Io sto benis-
simo: ma se mi mancassero lungamente le vostre nuove, crediatemi
che ne avrei grave molestia. Ricordatemi dunque al papà alla mamma,
alla sorellina, allo zio. Confido che di essere ricordato a voi due non
mi bisogni; poiché tanto vi amo, e voi siete così buoni che certamente
mi riamate. Che leggerete di bello questo inverno? Io fra l’altre cose
leggerò l’Africa Cristiana del Morcelli. Avete veduto la vita di Mece-
nate dell’Avvocato Viola, stampata in Roma?2 Qua è giunta ora; e il
titolo, e ’l volume non grosso m’invogliano di donarle un paio d’ore.
Dolcissimi e carissimi giovani; v’amo e v’abbraccio con tutta l’anima:
amatemi, e qualche volta scrivetemi un poco. Che vuol dire o Giaco-
mino che dappoiché ci vedemmo siete assai più scarso di scrivermi?
Oh il farmivi conoscere mi nocque! Ma bisogna nell’amicizia tenersi
più alla liberalità che alla giustizia. Via via; io non voglio far tante
ragioni: io vi amo, io vi scrivo: e voi dovete amarmi e dovete scri-
vermi. Scommetto che Carlino tiene da me, e vi prega che non siate
tanto severo col vostro amicissimo giordani. Addio addio.
Piacenza 19. Novembre [18181 |
Mio amatissimo Giacomino. Già una mia di parecchi giorni fa
dovrebbe essere arrivata a dirvi quanto mi rattristava il vostro lungo
silenzio, e farvi imaginare la consolazione recatami dalla vostra dei
9., che ricevetti ieri. Ma questa dolcezza fu mista d’amaro, per la cer-
tezza di aver dunque perduto la vostra dei 19 Ottobre,1 e il mano-
scritto. Figuratevi se me ne duole, e se non bisogna maledire le poste.
Ma che era quel manoscritto? vi prego a dirmelo.
Anche mi consola quel poco di speranza di vedere compiuti i vostri
giustissimi desiderii: al che se potessi per un poco giovar io col desi-
deracelo infinitamente, sarei beato. E di ogni minimo movimento di
questa cosa vi prego tenermi avvisalo: perchè io l’ho a cuore mille volte
più che se toccasse la mia persona, ornai fastidita di tutto questo mon-