Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/344

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sicché poco mi dorrebbe che le mie se n’andassero al diavolo, se questo non vi desse materia di sospettare, o di rimproverarmi che da poi che v’ho conosciuto di persona, mi son fatto più scarso nello scrivervi. Ora se voi conterete le vostre due di Bologna e due di Piacenza, e dall’altra parte la mia scrittavi a Roma e giuntavi a Bologna, l’altra indirizzata a Bologna, le due scritte a Piacenza, e questa ch’è la quinta, troverete ch’io sono in cre- dito di una lettera. E se oltre l’aritmetica vorrete dare una ripas- sata alla geometria p[er] poter misurare le nostre lettere, vedrete chiaramente che ciascuna delle mie fa p[er] tre delle vostre, sic- ché il mio credito è tale che s’io l’esigessi a rigore vi spianterei, perchè in sostanza le vostre paiono zuccherini che si struggono in bocca e non hanno tempo d’arrivare fino alla gola, dove le mie riempiono lo stomaco. Confessate dunque formalmente nella prima che mi scriverete d’esservi sbagliato nel sospettare ch’io fossi fatto più severo, e tali baie, se no, aspettatevi infallibil- mente tre o quattro mie p[er] ogni ordinario, che vi faranno domandar misericordia o vi seppelliranno vivo sotto un muc- chio di carte. Le due lettere del Canova io le mandai a Bologna e ve ne scrissi p[er] lo stesso ordinario parimente a Bologna: voi riceveste la mia, e nell’ultima vostra di colà mi diceste che quelle del Canova s’erano smarrite: ora poi che vi sono state rendute a Piacenza, fate i miracoli perchè non sono accompagnate da una mia. Il ms. ch’io vi mandava era dedicato al Monti, e vi pregava di farlo stampare costì, e scrivere al Monti perchè mi concedesse d’intitolarglielo, aggiungendo ch’io gli avrei scritto, stampato che fosse, nel mandargliene copia. Il ms. s’è perduto in- sieme colla lettera. Sic te servavit Apolloma solamente quan- to al farlo stampare, giacché vi prego di nuovo che scriviate al Monti, avendo fatto ricopiare il libricciuolo e mandatolo a Roma,2 dove non lo farò pubblicare, se prima non saprò che m’abbiate impetrata la licenza che ho detto. Del Vida [sicY credo che vi sarete pentito d’averci speso quel paio d’ore che mi dicevate: ma non l’ho Ietto, e parlo se- condo quello che n’ho sentito. Mi domandate che leggerò que- sto inverno: scilicet, libri antichi, perchè i moderni qua non arri-