dunque che succedendo questo io torno a infastidirvi, e ripe-
tervi quello che vi dicea nella mia che si smarrì, che la spesa
dovendosi fare del mio privato erario, il sesto, il num.° delle
copie e la carta vorrebbero esser tali ch’ella non passasse le 35
o 40 lire, massime che il num.° delle facce non potendo essere
altro che uno, tanto quanto s’ingrandisse il sesto, si crescerebbe
la spesa. Alcune poche copie mi piacerebbe che fossero in carta
velina o cerulea o simile, le altre di quella miglior qualità che
potrà comportare la strettezza della spesa; la stampa di costì
o di dove vi piace. Perdonatemi di questo fastidio, e caso che il
Ms. vi giunga, non ve ne date maggior pensiero che di quel nego-
zio che vi preme il meno di tutti.
Nell’ultima vostra vi vedo molto malinconico, e potete cre-
dere che non so come consolarvi, se non pregandovi a concedere
qualche cosa alle illusioni che vengono sostanzialmente dalla
natura benefattrice universale, dove la ragione è la carnefice
del genere umano, è una fiaccola che deve illuminare ma non
incendiare, come pur troppo fa. Vorrei bene che vi potesse con-
fortare Famor nostro, chè se voi doveste esser lieto a propor-
zione che questo è grande, non so se persona del mondo sarebbe
più lieta di voi. Quanto a noi due miserabili, quel tenuissimo
raggio s’è dileguato,2 e non ci resta niente a sperare da anima
viva fuorché da noi stessi. Amateci, o caro, chè noi saremo sem-
pre vostri in qualunque condizione. Addio, addio.
Recanati il giorno di Natale 1818. |
Mio carissimo. Sapendo che siete costì, e avendovi scritto
circa un mese addietro, cioè il 27 del passato, ricevuta la vostra
dei 15; e non vedendo risposta, vi scrivo p[er] ripetervi una delle
cose contenute in quella lettera la quale dubito che sia smar-
rita. Ed è che il Ms. parimente smarrito del quale vi parlava
in una delle passate, era un piccolissimo libricciuolo ch’io vi pre-