Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/366

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non mi curava che le mie cose si spargessero. Ma i veri lette- rati, che certamente non mancano neppure in Roma, mi fareb- bero un grand’onore se si occupassero in leggere i miei poveri versi, e non potendo niuno senza fallo conoscerli meglio di Lei, s’Ella vorrà distribuire fra loro le poche copie che si è compia- ciuto di accettare, non mi farà se non favore, quando però non vi sia verun pericolo per Lei, giacché dall’espressioni della sua lettera mi par di comprendere ch’Ella consideri come perico- loso il diffondere simili composizioni in cotesta metropoli. Ma la prego caldamente ad astenersi per l’avvenire da quel mortifi- cantissimo paragone in cui Ella prende piacere d’insistere, fra le mie miserabili produzioni e le opere sue; quasi che quelle potes- sero mai venire a competenza con queste, e non dico poi essere preferite, il quale assurdo no può star bene se non in bocca di chi mostra col pronunziarlo una somma modestia in riguardo a sé, ed una infinita benignità verso altrui. Ella non deve al- tro che comandarmi, ed io non sono altro rispetto a Lei, che quale mi fo e mi farò costantemente un pregio e un dovere di dichiararmi

Suo Drho Obblmo S.rc ed Amico
Giacomo Leopardi
168. A Pietro Giordani.
Recanati 18 Gennaio 1819.

Mio carissimo. Potete immaginare quanto m’abbia consolato dopo il vostro lungo silenzio la vostra dei 5. Del ms. vi mando una copia stampata in Roma, ed è quella che mi son fatta venire per la posta così slegata come vedete, perchè le altre legate le aspetto di giorno in giorno ma per anche non sono arrivate. E arrivate che saranno io le consegnerò immediatamente in ani- ma e in corpo al pizzicagnolo, non volendo che nessuno veda quest’obbrobrio di stampa, nella quale io medesimo leggendo i miei poveri versi, me ne vergogno, che mi paiono, così vestiti di