Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/437

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a me, chè molta affezione mi dimostrava: era studioso assai, deside- roso di conoscere il bene, e di farlo; giudizioso d’intelletto, ed ani- moso: e sarebbe riuscito assai bravo uomo; ed utile al pubblico, se mai venivano tempi che si potesse far qualche bene. Gli avevo tanto par- lato di te, come fo con tutti: ed era divenuto ansiosissimo di poterti vedere; e fatto geloso, temendo che non potessi voler bene a lui dopo aver conosciuto un tuo pari. M’è doluto assai nella sua morte tanto impensata: e qui dove tante cose ogni dì me lo rappresentano mi pare appena vero che non sia più vivo. Gli amici gli han fatto un funerale onorario; ed essi e mio fratello han voluto che parlassi di lui; e l’ho fatto di cuore:1 ma nel mentre scrivevo mi oppresse quell’estrema debolezza che li dissi. Io non so dirti quanto mi dolga la tua condi- zione infelice: ma sei tanto giovane, che il più ragionevol partito è aspettare qualche compenso dal tempo. Durate, et rebus vosmet ser- vate secundis. Per carità abbi cura della salute; e di non ti rovinare faticando troppo. Vedi cosa è accaduto a me. Saluta carissimamente Carlino e Paolina. Io ti abbraccio con tutto il cuore, e ti auguro ogni bene. Scrivimi le tue presenti occupazioni. Consolami col dirmi che mi vuoi bene, e che hai cura di te. Addio caro caro: addio.

234. A Pietro Giordani.
Recanati 21 Giugno 1819

Mio dilettissimo. Alla tua cara dei 4, il qual giorno risposi alla tua de’ 24 di Maggio. Seguito a supplicarti che p[er] mise- ricordia di ine abbi cura della tua salute quanta puoi maggiore. Nelle ultime righe della tua lettera m’è paruto che la forma de’ caratteri dimostrasse un certo stento. Sai pur bene com’io desi- deri le tue lettere: ma se lo scrivere ti dà pena, fammi questo favore, non soffrirla p[er] mia cagione: basterà ch’io sappia le tue nuove il meglio che si potrà. Non è volta ch’io scriva al Bri- ghenti, e non gli parli di te, ma certo non credo ch’egli t’abbia renduti fedelmente tutti i saluti ch’io ti mandava per mezzo suo. Della salute ho cura più che non merita nè la mia nè quella di nessun uomo. Da Marzo in qua mi perseguita un’ostinatis-