a me, chè molta affezione mi dimostrava: era studioso assai, deside-
roso di conoscere il bene, e di farlo; giudizioso d’intelletto, ed ani-
moso: e sarebbe riuscito assai bravo uomo; ed utile al pubblico, se mai
venivano tempi che si potesse far qualche bene. Gli avevo tanto par-
lato di te, come fo con tutti: ed era divenuto ansiosissimo di poterti
vedere; e fatto geloso, temendo che non potessi voler bene a lui dopo
aver conosciuto un tuo pari. M’è doluto assai nella sua morte tanto
impensata: e qui dove tante cose ogni dì me lo rappresentano mi pare
appena vero che non sia più vivo. Gli amici gli han fatto un funerale
onorario; ed essi e mio fratello han voluto che parlassi di lui; e l’ho
fatto di cuore:1 ma nel mentre scrivevo mi oppresse quell’estrema
debolezza che li dissi. Io non so dirti quanto mi dolga la tua condi-
zione infelice: ma sei tanto giovane, che il più ragionevol partito è
aspettare qualche compenso dal tempo. Durate, et rebus vosmet ser-
vate secundis. Per carità abbi cura della salute; e di non ti rovinare
faticando troppo. Vedi cosa è accaduto a me. Saluta carissimamente
Carlino e Paolina. Io ti abbraccio con tutto il cuore, e ti auguro ogni
bene. Scrivimi le tue presenti occupazioni. Consolami col dirmi che
mi vuoi bene, e che hai cura di te. Addio caro caro: addio.
Mio dilettissimo. Alla tua cara dei 4, il qual giorno risposi
alla tua de’ 24 di Maggio. Seguito a supplicarti che p[er] mise-
ricordia di ine abbi cura della tua salute quanta puoi maggiore.
Nelle ultime righe della tua lettera m’è paruto che la forma de’
caratteri dimostrasse un certo stento. Sai pur bene com’io desi-
deri le tue lettere: ma se lo scrivere ti dà pena, fammi questo
favore, non soffrirla p[er] mia cagione: basterà ch’io sappia le
tue nuove il meglio che si potrà. Non è volta ch’io scriva al Bri-
ghenti, e non gli parli di te, ma certo non credo ch’egli t’abbia
renduti fedelmente tutti i saluti ch’io ti mandava per mezzo
suo. Della salute ho cura più che non merita nè la mia nè quella
di nessun uomo. Da Marzo in qua mi perseguita un’ostinatis-