Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/452

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Recanati a Milano solessero naufragar meno le lettere. Però ti prego a non privarmene: e dimmi se avesti quelle due mie; e dimmi come stai, e che fai. Io sto meglio di salute; dacché |>z'c] moltissimo consolai l’animo, e molto esercitai il corpo andando a Possagno a visitare il mio adorato Canova: e tuttavia ho una salute sufficiente. E tu mio caro? ti converrebbe fare esercizio, bagni di mare; e cose simili: ma forse non vorrai, o forse non potrai niente di tutto questo: e sempre ti mace- rerai ne’ dolorosi pensieri. Oh come ne ho dolente e insanguinato il cuore! Ma non durare in questo silenzio: non vedi quanto è dal 21. giugno! Hai veduto i 6. Canti del Poema d’Arici bresciano sulla gerusa- lemme distrutta?1 vorrei che li vedesti. Il 4. di Monti ritarda a stam- parsi, perchè aspetta da Perticari il compimento d’una dissertazione sull’amor ch’ebbe Dante per la patria.2 Che fa Paolina? e Carlino? Salutali tanto caramente. Che leggi ora? che pensi? Fanne parte al tuo costantissimo e ferventissimo amico, che ti abbraccia con tutta l’anima. Addio mio prezioso giacomino: Addio. 4. agosto. Ricevo la tua 26. luglio. Dunque si è perduta veramente quella che mi scrivesti il 4. giugno; e quella che pur mandasti al buon Montani a Lodi. Egli fu ieri da me; passando ad abitare da Lodi a Varese; parlammo eli te; e si doleva non aver mai avuto risposta. Io 10 assicurai che la colpa losse delle abominevoli poste: non dubitare che gli scriverò per te. Mi rompe il cuore questa tua ultima. Vedo anch’io ch’è impossibile star sani in mezzo a tali e tante malinconie: l’un male aggrava l’altro a vicenda. Nondimeno, poiché io nulla posso per te, voglio pregarti colla mia propria esperienza, che non disperi. E di debolezza fisica, e di miserie domestiche non ti sono stato niente inferiore: credimelo, te lo giuro. Eppure, comechè sia stato l’esito, è meno orrendo e miserabile de’ principii. Ma per carità pensa prima di tutto alla salute, senza la quale niente si può. Non ti affaticare a scrivermi di tua mano; benché io sia smaniosissimo di tue nuove. Prega Carlino che mi scriva: nè di te solo, che anche di lui vorrei sapere che faccia, e che speri. Abbraccialo caramente, e saluta Paolina. Saluterò 11 buon Mai; che quando avrà publicato l’Omero,3 andrà a Roma custode della Vaticana. E vacante la Marciana di Venezia, per la morte di Morelli: l’Imperatore conosce personalmente Mai, del quale è piena l’Europa letterata; e non si cura di ritenerlo! Caro Giacomino, fatti coraggio, per carità. Assicurati che io ti amo con tutto il cuore: oh perchè ti sono io così inutile? Addio caro.