Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/468

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mente affrancata, e il non vederne alcun riscontro mi persuade che abbia corso la sorte delle altre. Perciò torno a scriverle, e assicuro la presente, ripetendo quello ch’io mi trovo averle scritto, non mi sovviene oramai quante volte, cioè ch’io ricevei molto tempo fa, tanto la Congiura di Napoli, le Avventure di Saffo, la Cronica del Compagni, la Vita del Giacomini, quanto per la posta le prose Giordani. E che riguardo al prezzo delle note 50 copie delle mie Canzoni, di cui Ella m’interroga, la prego a regolarlo intieramente a suo talento, e in ciò ad avere sola- mente in mira la facilitazione dello smercio, essendo il danaro che in ogni modo se ne potrebbe ritrarre, cosa di troppo poco momento. Se questa avrà la fortuna di pervenirle, desidero che le atte- sti nuovamente la mia sincera stima. Se anche le altre le erano pervenute, ed Ella non le giudicò meritevoli di risposta, scusi la mia importunità, e seguiti ad avermi costantemente in consi- derazione di suo

Dmo Obblmo Sfe
Giacomo Leopardi
256. Di Leonardo Trissino.
Vicenza 10 settembre 1819.

Pregiatissimo Signor Conte. Una delle maggiori privazioni, fra le molte che provo di trovarmi lontan dal nostro Giordani, è quella di non sentire parlar sempre, come mi piacea tanto, del maraviglioso inge- gno del Signor Conte Leopardi. Giordani ed io eravamo contentis- simi quando giungevano notizie di Lei; e vivo sicuro che dalle lettere dell’Amico nostro Eli’avrà inteso più volte quanto io le sia affezio- nato rispettosamente. Senz’altro anche l’ultima lettera, ch’Ella ha voluto scrivermi con tanta benignità di cuore, basterebbe a dire che animo gentile sia il suo. Li miei debiti con Lei si fanno sempre mag- giori, nè mi peseranno mai, anche nella disperazione che io sia uomo da non potermele mostrar riconoscente che a parole. Che io fossi in parte come dovrebb’essere chi Ella consola delle sue lettere così spon-