Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/491

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non ho mancato di chieder smre le vfe notizie e d’interessarmi ben di cuore della vra persona. Ilo inteso con mio gran piacere che siete da qualche tempo un poco più sollevato che sortite un poco di Casa, che scuotete un poco quella lagrimevole malinconia che vi opprimeva. Quanto il mio cuore ne sia stato consolato non sò dirvelo; parevami che anche a me si comunicasse parte di quel poco di sollievo che voi ne provate, e in certo modo nella mia solitudine godevo di farvi com- pagnia venendo con voi, e accompagnandovi fuori di Casa come se personalmente fossi con voi. Ciò spero produrrà del vantaggio anche alla vostra salute la quale verrà meno a soffrire con il divagamento della vostra mente. Vorrei potermi assicurare però che non voleste da voi stesso tormentarvi e che procuraste dal canto vostro di non rendervi infelice. Caro Gia- como, io mi dolgo di non avere ingegno a sufficienza per adeguata- mente rispondere alla vra Lettera ed alle Filosofiche vfe riflessioni, io non saprei risponderci per persuadervi, ma non sono persuasa da ciò che voi mi dite. Io tengo un Principio che la Provvidenza la quale regola tte le cose, non può averci fatto che per la felicità, quindi i mezzi per giugnere ad essa non possono avere che de’ principii veri e reali e l’illusione non può essere che in quelle cose che da questa felicità ci allontanano. Dacché [sic] l’Eterna Verità ha parlato e ci ha inse- gnata una strada che alla vera felicità ci conduce non posso a meno di credere che se siamo infelici, è pchè ci allontaniamo da qta verità. Quindi amerei meglio che si studiasse da noi il modo di uniformare alla verità li nri sentimenti che di angustiarci con tante ricerche. Caro Amico credetemi siamo infelici molte volte pchè non sappiamo risol- verci ad abbandonare qualche sentimento che ci rende infelici, ma l’Uomo virtuoso non può essere infelice, l’Uomo Cristiano dèe essere felice pchè fonda la sua felicità sulle parole della Verità Eterna... Gia- como mio, io rido con me stessa pchè mi pongo a trattar di certa materia che non è da me, ma voi mi siete tanto a cuore che per non sentirvi infelice divengo Filosofo, Teologo e tto ciò che a questo scopo può bisognare. Basta quello che non fò io farà Colui che ci ha creati per essere felici, e vuole che tti lo siamo. Intanto mio Caro Amico non vi scordate di me che ho per voi tta la possibile tenerezza. Salutate la mia Cara Mamma, li vfi Genitori Fratelli e ciascuno di Casa. Gra- dite li saluti di mio Marito, Figlia e Figlio Peppe. Amatemi e credetemi la vra Affma Zia. Melchiorri