Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/526

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tiva esperienza del pubblicare nei giornali le cose che non sono scritte espressamente per essi, e ho veduto che son lette da po- chissimi, e lette o non lette, sono subito dimenticate. V. S. farà quello che le piace del manoscritto senza rimandarmelo, tanto più che oramai comincio ad accordarmi anch’io coll’universale che mi disprezza, e a credere di aver gittato il travaglio di tanti anni in questa più bella età mia, e perduto invano, benché irre- parabilmente, tutti i beni di questa vita, per giungere a scriver cose che non vagliono un fico. Ciò ch’Ella mi dice per suo pro- prio conto in proposito della mia canzone nello strazio di una giovane, come lo tengo per giustissimo, e ne la ringrazio sopra tutto il resto, così lo riguardo per una prova certa di quello che ho detto; perchè il mio povero giudizio, e Pesperienze fatte di quel- la canzone sopra donne e persone non letterate, secondo il mio costume, e riuscitemi assai più felicemente delle altre, mi aveano persuaso del contrario. Mi avvedo ora d’essermi ingannato. Le sono gratissimo degli onorevoli inviti che V.S. mi fa di recarmi in cotesta bella e dotta città. Ma in che cosa consiste- rebbe la mia infelicità particolare (dico particolare, perchè delle comuni nessuno va esente, e molto meno io che sono nato per pascermene), s’io fossi libero di me stesso, e padrone di por- tarmi dove mi piacesse? Ella non conoscerà Recanati, ma saprà che la marca è la più ignorante ed incolta provincia dell’italia. Ora, per confessione anche di tutti i recanatesi, la mia città è la più incolta e morta di tutta la marca, e fuori di qui non s’ha idea della vita che vi si mena. Ella sappia dunque ch’io non sono mai uscito nè uscirò da recanati, non conosco nessun uomo cele- bre, salvo il povero Giordani che venne a visitarmi a posta, e per conseguenza son certo di non poter mai conseguire neppure quella fama a cui si levano i più piccoli scrittorelli, e che non si ottiene se non per mezzo di conoscenze, e di una vita menata in mezzo al mondo, e non del tutto fuori. Essendo pur troppo vero che l’ingegno il più raro e il più sublime (quando anche io ne avessi punto) non basta neppure a far conoscere il pro- prio nome, senza l’aiuto di circostanze indispensabili. La musica se non è la mia prima, è certo una mia gran passione, e dev’es-