ganza notabile, e straordinaria senza fallo in tali lavori d’acca-
demie o di scuole, che quasi sempre si raccomandano alla mise-
ricordia di chi legge o ascolta. Non dubito che non abbiate
riscosso gli applausi che vi convenivano. E passando dallo stile
alla materia, che importa assai più, non posso abbastanza lodarvi
del vostro zelo per la riformazione degli spettacoli italiani; spet-
tacoli barbari, e simili oramai a quelli della China. Le vostre
osservazioni sono veramente utili, e a questo debbono mirare
(e non mirano) gli scrittori; dico a giovare ai loro contempora-
nei come cercavano di fare tutti gli antichi e tutti i classici, che
non sarebbono classici se non avessero scritto per altro fine
che di scrivere. Io non credo che dopo la Spagna, in punto spet-
tacoli barbari, si possa addurre nell’Europa colta verun esem-
pio di maggior corruzione, che l’italia. Conseguenza pur troppo
naturale dell’aver noi perduto il nome e la sostanza di nazione.
Farete gran servigio all’Italia pubblicando l’opera che promet-
tete sugli spettacoli, e dovranno ringraziacene tutti i buoni.
Non vi stancate de’ vostri pietosi offici con Giordani. Io non
posso più nè scrivergli, nè riceverne alcuna lettera, non so per
qual motivo. Fate dunque voi le mie parti, e pregatelo che non
si scordi di me, che s’accerti della mia continua memoria, e del
mio sempiterno e svisceratissimo affetto.
Vi esorto con tutta l’anima a proseguire con fervore la bella
impresa che avete incominciata. Vogliatemi sempre bene, e cre-
detemi perpetuamente vostro
immutabile e tenero e candido Amico Giacomo Leopardi |
404. |
Di Pietro Brighenti. |
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Mio buono e cariss." Amico. Vi ringrazio senza fine della cortese
indulgenza, colla quale avete accolto il mio Babini. Non posso dissi-
mularvi che mi sembra che il libretto sia stato generalmente ben accolto: