immune da sbagli; perciò così la le mandai. Di grazia la mi compati
sca. Ciò di che traggo motivo per consolarmi è che, corretto ch’ei sia,
non potrà far tanto disonore stampandosi nè a Lei, nè a me. In verbo
tuo laxato rete. Avrei bramato, ch’Ella avesse meco usato del rigor let-
terario, notando que’ sbagli, che vi saran per entro. Ma questo mio
desiderio sarà sepolto, facendomi spalla il suo giudizio. La mi conti
nui l’onore della sua padronanza, e mi creda
Suo
Devmo Obblmo Servo Vero.
Ignazio Canco Guerrieri
Fermo 2 Nov.e 1821
Milano 5. novembre [18211 |
giacomino mio adorato. Presto ritornerò per necessità a seppellirmi
in quell’inferno di piacenza. Se avrò sufficiente salute cercherò qual-
che oppio ne’ libri: se no la mia vita sarà veramente intolerabile. E
non ho gran fiducia della salute; perchè già mi sento ricadere nel mio
solito male; benché non ancora ne soffro gli estremi, dai quali per poco
tempo mi liberai. Ma non anticipiamo il futuro. Intanto ti ringrazio
infinitamente della tua carissima 26. ottobre. Saluto con tutto il cuore
e te e Paolina e Carlo. Non ebbi quella tua lettera di luglio coi saluti
del Marchese Antici; al quale ti prego di renderli costì, o di mandarli
a Roma. Spero che a Piacenza mi scriverai, e mi darai tue nuove. Non
t’inganni certo, o mio Giacomino, se fermamente credi che il mio cuore
va ben lontano dal comune viaggio; e che io ti amo con tutto il mio
potere. Oh quante volte parlo di te! come ci penso continuamente,
e con quanto affanno di non poterti nulla giovare. Addio, mio caro.
Addio con tutta l’anima: addio senza fine.