zione e allo studio dei precetti e delle pratiche antiche: essendo
certo che questi precetti e queste pratiche si costumavano in
tempi ne’ quali gli uomini vivevano in sostanza più sani d’og-
gidì, e quel ch’è meglio, valevano un tantino di più. Ed of-
ferendomi a’ suoi comandi, la ringrazio del piacere ch’Ella m’ha
proccurato nella lettura anticipata della sua opera, e mi dichia-
ro suo
Dmo Obblmo Sre Giacomo Leopardi |
Caro Nepote
Dite al vostro egregio Genitore, che jeri sera mi giunsero gli esem-
plari del suo Trattato sulla Zecca Recanatese.1 Il lessi subito con avi-
dità uguale al piacere, e vi trovai moltissimi cenni istorici del più grande
interesse, confermandomi così sempre più nella persuasione, che l’uomo
d’ingegno sa rendere importanti gli oggetti anco più sterili. Io ne avrei,
sin da quest’oggi rimessa in nome dell’Autore una copia al Card. Riva-
rola, onde (nunc prò tunc) infervorarlo a perorare il risorgimento di
una Città «illustre, buona, ma poco fortunata»; ma nel dubbio che
Ejigli stesso lo abbia fatto, ne differisco l’esecuzione per attenderne il
vostro avviso, che mi darete a posta corr.lc.
Colla medesima speditezza vi prego di farmi avere l’elenco delle
molteplici opere da voi in varj tempi, e con vari torchj, e giornali pub-
blicate, e di quelle non pubblicate, come farete colle altre del vostro
Papà. Ho suggerito al cordialissimo nostro Cancellieri d’inserire nelle
Efemeridi Romane un articolo sul Trattato in discorso, e di farvi men-
zione su quanto vi richieggo. Non fate smorfie, ma a pronto corso di
posta soddisfate, da vostro pari, alla mia domanda mediante una
lett.a, che io possa rimettere tal quale all’ottimo Cancellieri. Voglio
che qui si conosca che siete voi altri, lo voglio per sentimento di ami-
cizia e parentela; lo voglio, perchè qui si sappia che la degradata e mal-
menata nostra Città vanta quegli Uomini, che non si trovano in tanti
altri nostri Paesi non illustri, non buoni, ma più fortunati.