Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/759

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Se poi mi domanderete che speranze io abbia, dove tenda, e che vantaggio pensi di ricavare da questo viaggio, ecco qua. Cercare impieghi nello Stato è opera quasi perduta. Quanto più da vicino si vede la corte, tanto più si dispera di cavarne niente. Io ho una certa amicizia col Cav. Marini Direttore generale de’ Catasti. Un suo leggero impegno forse basterebbe a farmi avere un posto di Cancelliere del censo (dipendenza tutta sua) alla prima vacanza. Mio Zio Carlo mi dice che il colpo è fatto, ch’io coltivi Marini e non pensi ad altro. Io lo lascio ciarlare come ho sempre fatto. Marini non è uomo d’impegni, e ha mille rac- comandazioni per questi posti ec. ec. Il mio progetto è di farmi portar via da qualche forestiere o inglese o tedesco o russo. Can- cellieri, al quale solo e non ad altri, ho comunicato questo mio disegno, me lo mette per facilissimo, e conoscendo molta di que- sta gente, mi ha promesso di favorirmi e d’aiutarmi. Non biso- gna dar gran fede a Cancellieri, ma io vedo realmente che la cosa non è difficile, so che le incette di letterati italiani ancora durano, conosco i nomi di parecchi letteratucci romani che hanno fatto fortuna o, se non altro, campano bene in quei paesi; altri ne vedo e ne conosco di persona, i quali sono stati in germania, in inghilterra ec. andati e tornati a spese d’altri, e là sono stati molto ben trattati e pressati a fermarsi; so che alcuni dei nostri sono stati invitati da Italinski ministro di Russia e da altri simili, a trasferirsi e stabilirsi ne’ loro paesi con emolumenti ec.; e final- mente vedo cogli occhi miei quanto poco ci vuole per far for- tuna con questi Signori forestieri, quanto piccole abilità sono pagate da loro a gran prezzo, quanta stima concedano a ogni piccola dote letteraria che uno sappia mostrare. Dovete però sapere che la filosofia, e tutto quello che tiene al genio, insomma la vera letteratura, di qualunque genere sia, non vale un cazzo cogli stranieri: i quali non sapendo quasi niente d’italiano, non gusterebbero un cazzo le più belle produzioni che si mostras- sero loro in questa lingua; e non prendono nessun interesse per chi brilla in un genere di studi inaccessibile per loro. Io dunque ho mutato abito, o piuttosto ho riassunto quello ch’io portai da fanciullo. Qui in Roma io non sono letterato (il qual nome,