Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/809

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Senti quel che Paolina mi commette di dirti. Non so come Mamma abbia saputo, o pretenda di aver saputo, che il Cav. Marini con cui tu scrivesti di essere in qualche relazione, è un uomo vedovo che cerca di riprender moglie, e la vuole savia, ben educata, in somma distinta dal resto delle donne per le qualità morali; della dote poi non fa gran conto. Siccome se tutto ciò fosse vero, potrebbe averla trovata in Pao- lina, questa desidera che tu ci dici se egli è uomo passabile, e se per il suo fisico, per la sua età, il suo avere, sarebbe sacrifizio comporta- bile ad una donna lo sposarlo. Sai che la povera anima è accostumata da gran tempo all’idea dei sacrifizj, ma non le è ancora permesso il farne: Roccetti non ha detto più nulla: si aveva in vista Oswaldo Car- radori, ma l’indolenza onnipotente ritiene ancora le cose poco più avanti del pensiere. Io sto combattuto fra le difficoltà di confessarti una cosa di cui ho scrupolo, e lo scrupolo anche maggiore di avere un segreto per te: questo secondo la vince. Sarà una settimana e mezza che faccio l’amore, di quello finto però, mentre il vero è sempre per Mariuccia, e sento continuo rimorso, ma la primavera m’ha vinto: non ho potuto fare a meno di dare un oggetto alle mie passeggiate. Ella e la figlia del S.r Venanzo Gentili, quel bocconotto notturno che tu devi aver cono- sciuto, va via dopo Pasqua. Ilo una libertà grande, e t’assicuro che imparo molte cose. Essa cerca, come puoi credere, di gabbarmi, ma un’altra cosa che puoi credere è che il meglio che le possa accadere sarà di non restar gabbata, ciò eh e, fanfaronnade à part finora non ti garantisco. In quanto al grado che occupa nel termometro del putta- nesimo, ho stentato un poco ad accertarmene, e la mia opinione era che stasse più in alto, ma ora mi sembra di aver conosciuto che non stia più avanti di Chiarina Spezioli: grand’imprudenza, gran civette- ria; perfetta cogniz.' di tutto quel che riguarda il cazzo e la fica, ma questa più per il contorno, che per l’esperienza. Mi ha detto che si trovava a Beiforte il giorno che tu vi passasti avanti, nel tuo viaggio verso Roma, e che vide il tuo legno. Mi divertì il racconto del tuo affare con Missirini,* e piuttosto mi piacque, perchè è sempre bene far chiasso, non importa come. Una cosa che decisi di dirti nel legger l’ultima tua, è la pena che mi fece il sentire quanto hai dovuto stentare per fare il primo passo relativo al tuo Memoriale; ti giuro che mi sentiva accendere il viso al racconto del tuo sudore. Buccio mio, spero che non sarà gettato, e con ciò mi consolo: se fossero necessarie delle nuove fatiche, ti prego a volerle