Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/833

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556. Di Paolina Leopardi.
[Recanati] 25 Aprile 23.

Giacomuccio mio - A quest’ora avrete ricevuta la lettera di Papà, di data contemporanea all’ultima mia, ma ritardata di un Ordinario perchè non impostata a tempo. Se il caso avesse fatto ch’ella si fosse perduta (che pure potrebb’essere), posso dirvi ch’egli me la fece leg- gere, e vi autorizzava a trattare l’affare di Marini, o p[er] mezzo di Zio Carlo se lo aveste trovato disposto, o se nò da Melchiorri diretta- mente e con sollecitudine. E a me pare che quest’ultimo sia assai più a portata del primo per l’intimità che ha con il Cav., e per il piacere, che avrà d’impegnarsi per voi. Vi diceva il Papà di procurare di avere una risposta sollecita, perchè si sta ancora in parola con un altro, e non può andare tanto a lungo la decisione. Ora però sappiate, Giaco- muccio mio, ch’io sono in una paura terribile, e che se voi non mi aiutate presto, vado incontro ad un bruito imbroglio; poiché senza aver fatto per parte nra nuove istanze, ma solamente dietro le parole già corse da lungo tempo, il mio Pretendente deve venire a momenti, ed io sarei disperata se dovessi accettarlo (mai per piacere, ma sempre per forza, poiché nemmeno è giovane e di orrido paese e cognome) prima di avere avuta la risposta negativa dal Cav., ed ancora lo sarei se dovessi ributtarlo prima di essere assicurata dal sud.°. Voi già mi capite bene, e comprendete le mie smanie, a cui non posso metter freno anche dopo tutte le vostre lezioni - Mi fido tanto di voi, che mi basta di avervi esposto la mia situazione, per esser certa che v’impe- gnerete con tutto il calore ad ajutarmi senza ulteriori preghiere che mi farebbero anzi torto, perchè noi ci conosciamo da qualche tempo; e giusto non potrei aver questa confidenza altro, che in voi e negli altri miei Fratelli - Carlo sente da voi che la vra partenza è ritardata un poco, e questo ancora mi giova; partendo raccomandatemi molto a Melchiorri. Giacomuccio mio, quanto spero in voi! Aspetto le vre lettere con un ansietà [sic] terribile, e le apro con un palpito crudele. Sicura di divenire sposa del Cav. Marini, son certa che non proverò mai più dei sentimenti così vivi di agitazione, di speranza, di timore; e quando avrò perduta la speranza di divenirla mi sarà indifferente qualunque altra sorte incontrassi che certo non potrà essere altro che spaventevole.