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Di Giuseppe Melchiorri. |
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Caro Giacomo.
Iio gradito moltissimo i vostri caratteri, delIi quali ero privo da
qualche tempo. Sento dalla vra carma, che i vostri studi vi tengono
occupato, e se questo è buono per voi, non vorrei, che un’eccessiva
fatica non rendesse la vostra salute più inferma di quello che è al pre-
sente. Datemi dunque notizia della qualità de’ studi, che avete per
le mani, ed abbiatevi cura.
Vi trasmetto sotto fascia un’intero [sic] esemplare delle Osserva-
zioni Eusebiane. Il Numero de’ fogli è di 7. ed un cartesino. Ne sono
stati tirati 170. esemplari. Ilo parlato a De Romanis perchè mi dicesse
a quanto ascendeva la spesa della tiratura e della carta. Egli mi ha detto
per ristretto prezzo £ 12., ben inteso che stamperà ancora il fronti-
spizio, del quale voi mi potrete mandare la modula, e VErrata-corrige,
il che tutto assieme porterà un altro cartesino, e formerà li fogli 7 /2
di stampa. La legatura poi sarà a parte, e non può passare i 2 5 legan-
doli in brochure. Non ho adunque che attendere un vostro riscontro,
per porre all’ordine questa operetta.
Sono sensibilissimo alla premura, che voi vi prendete del mio povero
stato, che ogni giorno invero si fà più terribile. Conosco di avere in
voi un caro, affettuoso, e vero amico, ma mi duole, che non posso
seco sfogare l’interna doglia che mi agita, e mi addolora. Se voi foste
presente i vostri soli consigli, le vostre parole potriano bastarmi a sedare
il tumulto del mio cuore, ma poiché vuole la trista sorte, che siamo
divisi, non ha che a pregarvi di continuarmi mai sempre quell’amore,
che mi avete dimostrato, e sarò ben contento se mi compassionerete.
Tutti li mali, che provengono da que’ mali stessi, che il mondo ci appre-
sta ponnosi con la filosofia medicare, ma quelli, chc hanno origine sol-
tanto da ciò che ha il mondo di più bello, e di più seducente, non tro-
vano rimedio, che o nell’intero acquisto de’ medesimi, o nella morte,
che toglie ogni ombra di speranza. Vedi dunque caro Giacomo se sono
a ragione sfortunato. Nè li tesori di Creso, nè le glorie di Napoleone,
nè le voluttà del Paradiso dell’Alcorano potriano rendermi la pace che
ho perduto, nè rendermi punto meno molesta l’esistenza. Tu forse ride-
rai, che io ti parlo romantico? Tu che conosci il mio naturale più tosto