a principio. Dico dell’edizione Giordani, e intendo dei primi
volumi usciti, perchè veramente in questi due ultimi, cioè 3.0
e 4.0, i caratteri mi paiono non poco logori; e non vi posso dis-
simulare che mi rincrescerebbe assai se il carattere del mio libro
facesse il medesimo effetto.
Eccovi una lunga dissertazione, che forse vi parrà ben sot-
tile e ben minuta, ma dovrete perdonare all’amicizia, e alla neces-
sità in cui mi trovo di fare ogni cosa da lontano, non potendo
dire nulla a voce, nè veder nulla co’ miei occhi.
Se andate dal nostro caro Giordani, non vi dimenticate di
me. Ditegli che non ho mai ricevuto due righe di suo, che non
gli abbia risposto con un foglio de’ miei; tutti inutili, perchè
non gli ha mai ricevuti. Abbracciatelo strettamente per me, dite-
gli in mio nome tutte le tenerezze che sapete immaginare, che
non ho maggior desiderio che di rivederlo, che l’amo più de’
miei occhi.
Colla spedizione degli scudi quaranta, intendo di aver sod-
disfatto interamente a’ miei obblighi per la stampa delle Can-
zoni, senz’avere a pensare nè a legatura, nè a copertura (che
mi prometteste dover essere in cartoncino), nè a chicchessia.
Tali furono i nostri patti.
Amami e conservati diligentemente, mio caro amico, e godi
della bella stagione, che forse non è indegna di consolare un
filosofo de’ mali trattamenti degli uomini. Io ti amo, come sem-
pre. Addio. Ti abbraccio.
il tuo Leopardi
Caro Nepote
L’annesso biglietto1 che ho riscontrato con le dovute espressioni
è frutto di accalorato discorso da me tenuto parecchie sere sono col
probo e cordialis.0 Estensore. Voi non differite di esternargli la vostra