Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/979

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La moltitudine non crederà forse agli occhi proprj, tanto questa strofa ci porta lungi dai bei colpi che Amore fa con lo strale d’oro, dai bei legami che Imene forma con intrecci di rose, dalla pronuba Giunone che prepara non so cosa per l’augurata prole, e dall’altre ricantate ine- zie, con cui si seguita a far mostra di pensare e di sentire, mentre e da chi scrive e da chi legge non si fà che dormire. Non avvi quasi strofa nelle canzoni che annunciamo, la quale non scuota Panima'gagliarda- mente, se l’anima ha conservato qualche vigore. Ma per la moltitu- dine queste canzoni son oggi sì forti, che produrranno più tosto stu- pore che commozione. Chi sia stato frà i poeti il maestro del loro giovane autore non è facile congetturarlo. Poiché, mentre si direbbe quegli che cantò Italia mia benché ’l parlar sia indamo; il pensiero corre all’altro, che gridava: Ahi serva Italia di dolore ostello in que’ versi del sesto del Purgatorio, che non si possono ripetere senza pianto. E anch’e- gli il nostro giovane poeta si cinge spesso di certa nebbia come il sacro Alighieri; il che non osiamo asserire se per prudente elezione o per naturale inclinazione dell’ingegno. Ma della sua lirica, se non nuova, certo pei tempi nostri maravigliosa, ragionerà presto con appropriate parole un amico suo, e nuovo collaboratore di questo giornale, Pietro Giordani, dinanzi a cui è sì grato tacersi quand’egli vuol essere ascol- tato». Ecco quanto ha scritto per ora l’Antologia, e ti dico il vero, che adesso rileggendo quell’articolo mi piace sempre più. Intorno alle Copie Eusebiane ti dirò che ancora non ne ho data alcuna avendo voluto aspettare un tuo assenso. Mai non l’avrà non dubitare, e poi ho pensato che una delle cinque copie del puhlicetur và alla Vaticana, onde così la vedrà senza dubbio. - Non ho avuto ancora l’esemplare di Teofrasto, ma subito che lo avrò, te lo spedirò. Ho letto nell’ultimo fascicolo dell’Antologia un Articolo di Gior- dani sopra la pittura in porcellana.2 Esso è scritto egregiamente riguardo allo stile, ma vi è un opinione |«c] che non mi quadra. Gior- dani nell’encomiare li pregi di que’ lavori, asserisce essere il maggiore quello di ripetere gl’originali de sommi artisti, e di conservarli esatta- mente. Ciò è quello che io suppongo certissimo non poter avvenire per le leggi fisiche; poiché la terra allorché viene posta al fuoco, nella evaporazione del principio umido, riceve una certa ristrinzione, la quale unita alle proprietà chimiche de’ colori, che ora si dilatano, ora si ristrin- gono all’azione del fuoco, non può mai ritenere esatti li contorni delle figure, e salda l’uguaglianza de’ coloriti originali. Dimmi sè ti com-