Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/981

Da Wikisource.

Ho piacere che vi sieno pervenuti gli se. 12.50 di mio debito. La ricevuta di De Romanis viene a tempo quando che sia. Della biblioteca Farfense non occorre già notizia esatta. Sola- mente vorrei sapere: 10 Se il monastero di Farfa è abitato pre- sentemente da monaci. 20 Se vi è ancora una biblioteca. 30 Se in questa biblioteca vi sono codici. Credo che Mercuri potrà soddisfare a queste domande, perchè mi pare di ricordarmi che egli sia stato a Farfa. La tua obbiezione è giustissima, dove tu dici che un falsario greco sarà poco creduto quando prenda a fare il falsario italiano. Ma sappi che io preverrò questo inconveniente, tacendo affatto il mio nome nell’edizione di quel mio scherzo, se questa avrà luogo. In tal caso potremo forse riderci saporitamente degli Arcadici. Giustissima ancora è la tua obbiezione all’articolo di Gior- dani sulla porcellane. Non avendo letto quell’articolo, posso sola- mente dubitare che Giordani abbia avuto intenzione di lodare le porcellane, non tanto dal lato della maggiore esattezza nel rappresentare i capi d’opera delle arti, quanto dal lato della mag- giore pubblicità che le porcellane possono dare a questi capi d’opera, introducendoli in certo modo nell’uso domestico e fami- liare e giornaliero. Laddove le tele e simili cose non si possono moltiplicare più che tanto, e sono vedute da pochi; e così non vanno tanto per le mani e non si maneggiano così giornalmente. Addio, caro Peppino. Comandami e credimi sempre, anzi eternamente tuo aff.mo cugino G. Leopardi. Ho fatto girare il manifesto del giornale ecclesiastico fra questi preti, ma finora nessuno si è sottoscritto, allegando chi una dif- ficoltà, chi un’altra. Tuttavia non lascerò di fare altre premure, per servirti. Attendo il Teofrasto per la posta, come ti dissi. Se poi De Romanis non avesse troppa intenzione di mandarlo, possiamo lasciare questo discorso. Addio, addio.