Quanto alle traduzioni, le dico liberamente che tra le pub-
blicate finora, io non credo che Ella possa trovarne pur una la
quale (non parlando delle altre parti) non pecchi spesso e gra-
vemente circa la vera intelligenza ed interpretazione del testo,
e la quale possa stare al confronto di quelle di vari classici anti-
chi pubblicate ultimamente in Inghilterra e massime in Ger-
mania; traduzioni che non lasciano una minima cosa a deside-
rare quanto all’esattezza e all’acutezza dell'intendere i veri sensi
degli autori attraverso i minuti idiotismi delle lingue antiche.
Circa la sua proposizione d’incaricarmi di qualche volgariz-
zamento, io non posso risponderle precisamente, stando nel gene-
rale. Ma se Ella si compiacerà di specificarmi quale opera in
particolare Ella desideri di avere nuovamente tradotta, io potrò
esaminar bene l’opera e le mie forze, e dietro questo esame, darle
una risposta precisa.
Ella mi comandi, in qualunque cosa mi tenga buono a ser-
virla, e mi conservi sempre quella benevolenza che mi ha comin-
ciata. Io sono di tutto cuore
Suo Dmo Sre ed Amico Giacomo Leopardi |
680. |
Di Giuseppe Melchiorri. |
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Caro Giacomo. La tua lettera mi ha consolato grandemente, essen-
domi giunta massimamente in tempo, che di consolazione avevo biso-
gno. Il conoscere, che vi è pure persona al mondo, che mi ama da vero,
mi modera le angustie, che vò giornalmente provando. Ti ringrazio
di tutto ciò che mi dici intorno ad Erizzo, e ne trarrò profitto. Ti saluta
Pippo ti ringrazia della buona accoglienza che hai fatta alla sua 2nd.a
lettera, e siccome gli ho detto qualche cosa, di quello che tù mi scrivi
intorno alla poca lima adoperata sopra que’ versi, egli conoscendo che
non sei solo a fargli questa osservazione, ti prega tanto a volergli accen-
nare tutti que’ luoghi, che tù credi possano occorrere emendazione;