Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/996

Da Wikisource.

Quanto alle traduzioni, le dico liberamente che tra le pub- blicate finora, io non credo che Ella possa trovarne pur una la quale (non parlando delle altre parti) non pecchi spesso e gra- vemente circa la vera intelligenza ed interpretazione del testo, e la quale possa stare al confronto di quelle di vari classici anti- chi pubblicate ultimamente in Inghilterra e massime in Ger- mania; traduzioni che non lasciano una minima cosa a deside- rare quanto all’esattezza e all’acutezza dell'intendere i veri sensi degli autori attraverso i minuti idiotismi delle lingue antiche. Circa la sua proposizione d’incaricarmi di qualche volgariz- zamento, io non posso risponderle precisamente, stando nel gene- rale. Ma se Ella si compiacerà di specificarmi quale opera in particolare Ella desideri di avere nuovamente tradotta, io potrò esaminar bene l’opera e le mie forze, e dietro questo esame, darle una risposta precisa. Ella mi comandi, in qualunque cosa mi tenga buono a ser- virla, e mi conservi sempre quella benevolenza che mi ha comin- ciata. Io sono di tutto cuore

Suo Dmo Sre ed Amico
Giacomo Leopardi
680. Di Giuseppe Melchiorri.
Roma 13. Marzo .1825.

Caro Giacomo. La tua lettera mi ha consolato grandemente, essen- domi giunta massimamente in tempo, che di consolazione avevo biso- gno. Il conoscere, che vi è pure persona al mondo, che mi ama da vero, mi modera le angustie, che vò giornalmente provando. Ti ringrazio di tutto ciò che mi dici intorno ad Erizzo, e ne trarrò profitto. Ti saluta Pippo ti ringrazia della buona accoglienza che hai fatta alla sua 2nd.a lettera, e siccome gli ho detto qualche cosa, di quello che tù mi scrivi intorno alla poca lima adoperata sopra que’ versi, egli conoscendo che non sei solo a fargli questa osservazione, ti prega tanto a volergli accen- nare tutti que’ luoghi, che tù credi possano occorrere emendazione;