Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/12

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come tanti altri guai della mia inesperienza giovanile. Se vi accomo- dasse di vederlo, mi piacerebbe che senza entrare in materia, gli par- laste della mia stima, e della mia riconoscenza. Siete però libero se non vi accomoda, perchè neppure gli ho scritto che voi siete costì. Gradirei pure che altronde procuraste di sapere quali rapporti abbia egli con la Casa Mosca, nella quale Io ho veduto esercitare una influenza decisa. Forse è l’economo del Mse Costanzo, o forse ha amicizia con cod.11 Casa Boschi. Se passando per Pesaro volete vedere la Casa Mosca potete farlo avendo io finito con essa ogni contes[tazi]one. Una bar- bara penna mi impedisce di continuare. Tutti bene grazie al Signore. Vi abbraccio di cuore, e vi benedico vfo Aff.° Padre

1003. Ad Antonio Fortunato Stella.
Bologna, 18 Ottobre 1826.

Signore ed amico carissimo, Vera e viva consolazione mi hanno data le poche parole che ella mi scrive intorno al buono stato della sua salute, la quale mi è tanto a cuore quanto mi possono essere le più care cose del mondo. In questo tempo che ella si è trattenuta piacevolmente nel suo Gaggiano, io sono stato combattendo con un reuma di capo, di gola e di petto, che mi ha dato la febbre per più giorni, e che ancora, benché sfebbrato, non mi lascia in pace. Questa circostanza, il timore dei rigidis- simi freddi di questo paese, la memoria dell’inverno passato, nel quale, contro il mio solito, fui costretto a vivere in ozio, e incapace di ogni travaglio; finalmente il desiderio di rivedere i miei, che lo desiderano e me ne pregano caldamente, mi avreb- bero fatto determinare di portarmi a Recanati per passarvi i mesi più freddi con quei comodi che non si possono avere fuori di casa propria, e coll’aiuto dei quali io sono stato sempre solito di studiar nell’inverno più che nell’estate. Dico, mi avrebbero fatto determinare, perchè la mia risoluzione definitiva non sarà presa prima che io abbia saputo da lei se questo le potesse in alcun modo essere di dispiacere. Il lavoro dell’Antologia (che