Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/184

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troppo di Pisa. Ma consolatevi, che io sono fuori di questo peri- colo, per due buone ragioni: l’una, che io non veggo Pisani, per- chè, come vi ho detto più volte, non vo in nessun luogo, se non a passeggiare; l’altra, che per quanto si dice, la cortesia de’ Pisani non è pericolosa. Il tabacco che io portai da Bologna, si chia- mava Caradà fino di lusso. Ed eccovi con le notizie mie, anche quelle del mio tabacco. Ora salutatemi caramente l’ottimo Avvo- cato, e la Clelietta; e abbiate cura alla vostra salute per amor mio. Vogliatemi bene, che io sono

Vostro affettuoso amico
Giacomo Leopardi.
1186. A Francesco Puccinotti.
Pisa 5 Dicembre [1827]

Oh sono stato pure infingardo questa volta a scriverti, mio caro Puccinotti! Accusane i miei poveri occhi; le mie dissipa- zioni; accusami ancora di negligenza se vuoi; ma non mi accu- sare di poca amicizia, di poca memoria di te, che mi faresti torto, e t’inganneresti totalmente. Parlai subito a Vieusseux per l’ar- ticolo del Tonelli, e glielo raccomandai. Ma egli mi disse, che avendo l’Italia Giornali espressamente consacrati alle materie mediche, l’Antologia aveva abbracciato il partito e stabilitosi come regola, di non pubblicare articoli di medicina, eccetto artì- coli di Rivista; e che però ella avea ricusato già parecchi altri articoli di simil genere, nè avrebbe potuto accettar questo, senza offendere gli autori di quelli. Ora egli mi scrive" pregandomi di scusarlo presso di te se per la detta ragione non accetta l’ar- ticolo del Tonelli, e se quello del Carnevalini non gli pare abba- stanza importante per l’argomento: del resto mi raccomanda di significarti la stima che egli ti porta. Io son qui da poche setti- mane, e qui passerò l’inverno. Son venuto per fuggire il freddo, per trovare un cielo temperato. Non so quello che ne sarà: finora